Aree ex Ilva, il presidente Toti risponde ai sindacati: "Se non si produce acciaio, giusto destinare gli spazi per nuova occupazione"
di Redazione
Le critiche riguardano l'utilizzo degli spazi di Cornigliano: "Questa non è una terra che può solo svilupparsi sul turismo e sulla logistica, abbiamo bisogno dell'industria"
"La discussione sull'hub e sulla logistica nelle aree ex Ilva sembra un dibattito sul sesso degli angeli. Se questo stabilimento avrà modo, grazie alla produzione di Taranto, di tornare a produrre non so quante tonnellate d'acciaio, allora avrà bisogno di tutte le aree e tornerà ad avere migliaia di dipendenti. Ricordiamo che l'accordo di programma quando è stato firmato ne prevedeva circa 2200 e nessuno starà qua col metro in mano a misurare le aree che questo stabilimento occupa, anzi auspicherei che potesse ampliarsi se desse lavoro, occupazione e ricchezza". Questa la risposta del presidente della regione Liguria alle critiche dei sindacati liguri, che si oppongono all'uso di parte delle aree dell'ex Ilva per attività non legate alla siderurgia.
"Speriamo che il piano industriale presentato da Acciaierie d'Italia tre giorni fa a Roma possa dare gli sbocchi che vorremmo - ha sottolineato Toti -, cioè un ritorno della crescita dell'occupazione in un futuro a lungo periodo e un piano articolato che passa dalla riaccensione dell'altoforno di Taranto. Il problema è che di tutto ciò si è visto poco. Se questo stabilimento continuerà invece ad occupare 800 persone in un clima di incertezza mi sembra del tutto evidente che le istituzioni della città e della regione abbiano il dovere di utilizzare gli spazi che potrebbero essere liberati per creare occupazione sostitutiva a quella che non viene creata dallo sviluppo dell'acciaio. Quello che interessa a noi è far lavorare dei liguri - ha concluso il presidente - non è in tutta franchezza una guerra tra logistica e acciaio. Siamo tutti convinti che l'acciaio sia strategico per il paese ma dopo averlo detto proclamato annunciato e difeso questo deve accadere".
Le critiche sono emerse a margine della commemorazione di Guido Rossa nella fabbrica ex Italsider. "Questa non è una terra che può solo svilupparsi sul turismo e sulla logistica, abbiamo bisogno dell'industria e pensiamo che non siano opportune tutte le discussioni sulle aree - ha sottolineato Maurizio Calà, segretario regionale Cgil -. In questo momento al ministero c'à una discussione sul rilancio dell'ex Ilva , questo è la discussione che va fatta perché dall'industria di questo paese passerà lo sviluppo complessivo dell'Italia, non solo della Liguria. Non c'è contrapposizione tra settori che hanno ruoli diversi e complementari, noi siamo fortemente a favore perché si facciano tutte le strutture logistiche. Ma non si capisce perché un pezzo dell'industria debba essere riconvertito nel momento in cui una azienda dice che ha un piano industriale. Giochiamo tutti la stessa partita o c'è qualcuno che vuole giocare un'altra partita?".
"Dobbiamo mettere in fila le priorità: la prima è quella di garantire una risalita produttiva della siderurgia con un piano industriale degno di questo nome - ha detto Luca Maestripieri, segretario regionale Cisl -. Servono investimenti e impiantistica per agganciare una ripresa che c'è in tutto il mondo di un mercato dell'acciaio che sta conoscendo una crescita importante. Non agganciarla è veramente un delitto".
"Prima di tutto bisogna parlare di come sviluppare la siderurgia, oggi tassello importantissimo. Siamo di fronte a investimenti importanti del Pnrr che non possono prescindere da un segmento come la siderurgia. Poi tutto quello che può essere messo in campo di maggiore sviluppo di altri segmenti possono essere valutati ma partirei prima da una logica dell'importanza della siderurgia come asset prioritario in italia" ha concluso Fabio Servidei della segreteria Uil
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