Carige, dopo il buio la schiarita: intesa Fitd-Ccb per il piano di salvataggio
di Fabio Canessa
2 min, 12 sec
Il futuro partner approva un intervento da 165 milioni, ma resta decisivo l'orientamento di Malacalza
La notte porta consiglio e quella che alla vigilia sembrava una rottura, il giorno dopo è diventata un'intesa che, se formalizzata, metterà Carige al riparo dal rischio liquidazione. Il Fondo Interbancario (Fitd) e Cassa Centrale Banca (Ccb) hanno infatti trovato la quadra sul piano di salvataggio dell'istituto ligure, appianando le divergenze che avevano gettato un'ombra sul destino della banca genovese.
Il cda di Ccb, che si candida a partner industriale, ha approvato un intervento da 165 milioni di euro, di cui 65 serviranno per sottoscrivere una quota di poco inferiore al 10% del capitale e 100 finiranno in un bond subordinato tier 2. La holding trentina della Bcc dovrebbe anche aver ammorbidito le sue posizioni sull'opzione call che servirà a rilevare la quota del Fitd, riducendo il termine di esercizio e lo sconto richiesto rispetto ai quattro anni e al 90% proposti, in modo da permettere al Fitd di uscire da Carige in tempi e con con oneri ragionevoli.
Con Ccb, ha scritto il Fitd in una nota, "è in corso un positivo e costruttivo confronto per la definizione dei vari profili dell'operazione nei tempi brevi richiesti dall'Autorità di Vigilanza". La proposta dovrà passare dal comitato di gestione e dal consiglio del Fondo, la cui convocazione è attesa all'inizio della prossima settimana.
In quella sede il Fitd dovrà deliberare anche gli interventi di sua competenza nell'ambito di un piano di rafforzamento patrimoniale da 900 milioni, di cui 700 in aumento di capitale e 200 di bond subordinati tier 2. Il Fondo si troverà di fatto a garantire l'intero aumento, al netto dei 65 milioni che verserà Ccb e al quale contribuirà per 313 milioni convertendo il bond subordinato in mano allo Schema Volontario.
L'impegno effettivo dipenderà dalla disponibilità dei vecchi soci di Carige a sottoscrivere i 150 milioni della ricapitalizzazione a loro riservati. Per farsi carico dei restanti 100 milioni di bond, accanto alle banche pubbliche Credito Sportivo (che venerdì riunisce il cda) e Medio Credito Centrale, sono spuntati anche i nomi di alcuni investitori istituzionali come Cattolica, Mediolanum e Amissima.
I passi avanti dovrebbero servire a tranquillizzare la Bce, che in settimana si attendeva dai commissari progressi tangibili nella definizione del percorso di rafforzamento patrimoniale di Carige, che ora dovranno essere formalizzati dai molti attori in campo. Tra i quali figura anche la famiglia Malacalza, il cui orientamento sarà decisivo per permettere all'aumento di capitale di passare nell'assemblea che i commissari dovrebbero convocare per la fine di settembre.
Al salvataggio di Carige guardano con apprensione anche i sindacati. Occorre fare "in fretta" nel trovare "una soluzione", incalza la Uilca che offre la sua disponibilità "a sederci attorno a un tavolo" a patto che "non si chiedano ulteriori sacrifici o licenziamenti o mobilità fuori da ogni logica imprenditoriale".
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