Lettera aperta di uno studente del Conservatorio: riflessioni e problemi ai tempi del coronavirus
di Redazione
Il ruolo della musica e le difficoltà tra spostamenti e autocertificazioni
Lettera di uno studente del Conservatorio
Gent.le Redazione di Telenord Genova,
Mi chiamo Mattia Lorenzini, ho 21 anni, e sono uno studente di pianoforte del Conservatorio Niccolò Paganini di Genova. Ho pensato di scrivervi per mettervi al corrente di una situazione, che non riguarda solo me ma coinvolge anche altri miei compagni di studi musicali. In questo difficile momento di emergenza sanitaria, dovuto alla pandemia di COVID-19, si sono rese necessarie delle indispensabili restrizioni, fra le quali la chiusura degli istituti scolastici, delle università e di conseguenza anche degli istituti AFAM (di alta formazione artistica, musicale e coreutica, nei quali rientrano i Conservatori).
Mentre, per quanto riguarda le scuole e le Università, la possibilità di attivare per la maggior parte delle materie e dei corsi la modalità delle video-lezioni permette di proseguire le attività didattiche, la continuazione delle attività didattiche per uno studente di Conservatorio si presenta molto più complessa. Questo non per le materie puramente teoriche, che possono sfruttare le video-lezioni, ma per le discipline pratiche, "interpretative", ossia quelle che prevedono l'utilizzo dello strumento musicale.
Il problema si acuisce se lo studente non ha a disposizione presso la propria residenza uno strumento col quale poter studiare, caso molto più comune per uno studente di pianoforte. Non è raro che lo studente pianista sia costretto a spostarsi in un altro sito diverso dalla propria abitazione per poter suonare. È qui che nasce il problema: ad oggi il modello di autodichiarazione da compilare nel caso di spostamenti dalla propria residenza non contempla la possibilità di uscire da casa per motivi di studio. Lo studio di uno strumento musicale interessa oltre che la sfera dell'intelletto anche quella fisica: pertanto è necessario l'esercizio costante e continuativo delle abilità pratiche, che l'impossibilità di uscire per motivi di studio di fatto nega. Lo studente che non ha lo strumento a casa si ritrova in una condizione molto svantaggiata, a rischio di non potere, quando sarà cessata l'emergenza, sostenere in maniera adeguata gli impegni legati al suo corso di studi: esami (non sostenuti perché posticipati), ma anche concerti ed eventi che erano già in programma prima dell'emergenza e che si svolgeranno, si spera, alla fine di questa.
Ci tenevo a far conoscere questa realtà per indurre anche ad una piccola riflessione sull'importanza che la musica può avere in un momento difficile come quello che stiamo vivendo: la musica come mezzo per comunicare bellezza, della quale abbiamo veramente bisogno, a dire il vero, soprattutto in un momento come questo. Il Corona-Virus rischia di farci dimenticare, seppur momentaneamente, ciò che caratterizza l'uomo e che lo distingue dagli altri esseri viventi: l'interesse per tutto quello che va oltre i bisogni primari, l'interesse non solo per ciò che ci è utile ma per ciò che è semplicemente bello. E noi non possiamo permetterglielo!
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