Dazi Usa sull’Europa, Messina (Assarmatori): “Italia non in pericolo, ma servono risposte pragmatiche”
di Carlotta Nicoletti - Matteo Cantile
Il presidente di Assarmatori commenta l’impatto delle nuove politiche statunitensi: “Rischi per l’export? Per ora no, ma servono scelte strategiche”
Tra nuove tariffe doganali americane, incertezze geopolitiche e normative ambientali sempre più stringenti, il settore dello shipping italiano si muove su un terreno complesso. Lo scenario globale preoccupa, ma non spaventa: a dirlo è il presidente di Assarmatori, Stefano Messina, che invita alla prudenza senza cedere all’allarmismo.
Dazi USA – Le recenti misure protezionistiche annunciate dagli Stati Uniti, con l’introduzione di dazi su alcuni prodotti europei, sollevano interrogativi anche in Italia. Tuttavia, per Messina, l’impatto sull’export nazionale dovrebbe restare contenuto: «L’Italia esporta negli USA per 74 miliardi, circa il 9% del nostro export complessivo. È difficile ipotizzare effetti catastrofici nel breve termine». Semmai, secondo il presidente di Assarmatori, si potrebbe assistere a una riorganizzazione degli assetti produttivi: «Aziende italiane come Illy e Lavazza stanno acquisendo impianti produttivi direttamente sul suolo americano, un segnale che indica adattamento, non chiusura».
Navi cinesi – Altro tema centrale è la possibile introduzione di sanzioni da parte di Washington contro le compagnie che ordinano navi nei cantieri cinesi. Un’eventualità che potrebbe stravolgere il mercato navale globale, dato che oltre il 60% delle nuove costruzioni avviene in Cina. «In caso di restrizioni – osserva Messina – crescerà il ruolo di Corea e Giappone, con inevitabili conseguenze sul prezzo delle navi e sulla logistica».
Opportunità - Queste dinamiche potrebbero però anche riorganizzare i flussi e favorire le compagnie europee. “Non vedo rischi per i porti italiani – aggiunge – ma piuttosto opportunità di ripensare i servizi”.
Green Deal europeo – Sul fronte europeo, Messina torna a criticare la rigidità delle politiche ambientali, in particolare l’applicazione del sistema ETS al trasporto marittimo. «Non siamo contro il Green Deal, ma chiediamo una transizione graduale e sostenibile. L’Italia ha già investito nell’LNG, nei biocarburanti e in accordi come il Genoa Blue Agreement. Ma serve che gli ETS vengano redistribuiti nel settore, altrimenti si rischia di danneggiare un’economia ad alta intensità di lavoro».
Cantieristica italiana – Nonostante la concorrenza asiatica, Messina sottolinea l’eccellenza italiana in segmenti ad alto valore aggiunto, come crociere, traghetti e navi RoRo: «In queste tipologie siamo leader mondiali. Il rinnovo della flotta può diventare una straordinaria occasione per il Paese, ma serve una visione industriale di lungo periodo e investimenti mirati».
Prospettive – L’approccio del presidente di Assarmatori resta pragmatico: «Il rischio c’è, ma anche opportunità. L’America resta dipendente dalle importazioni europee di alta qualità. Piuttosto – conclude – questi dazi potrebbero essere un problema più per loro che per noi, innescando inflazione e tensioni interne».
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