Europee: trionfa la Lega anche in Liguria, risorge il Pd, tracollo M5s
di Fabio Canessa
3 min, 35 sec
Salvini al 34%: "Ma al governo non cambia nulla". Dalle 14 spoglio comunali, diretta su Telenord
La notte delle europee consacra il trionfo della Lega che viaggia sopra il 34% ed è il primo partito in Italia, come anche in Liguria. Tracollo del Movimento 5 Stelle che al Sud rimane il primo partito ma in complesso perde la metà dei voti in un anno e si ferma al 17%, superato dal Pd che recupera e si attesta al 23%.
Sempre più giù Forza Italia che scende sotto il 9%, sale invece Fratelli d'Italia che sfonda la soglia di sbarramento e oltrepassa il 6%. Resta fuori invece +Europa, poco sopra il 3%, anche se il suo eurogruppo, quello di Macron, sarà determinante per consentire a socialisti e popolari di mantenere la maggioranza a Strasburgo, mentre il blocco sovranista che non arriva all'8%.
Ancora più netti i risultati della circoscrizione Nord Ovest, dove la Lega è addirittura sopra il 40%, il Pd oltre il 23% e il M5s all'11%, Forza Italia non raggiunge il 9% e Fratelli d'Italia si conferma tra il 5 e il 6%.
Anche in Liguria è boom della Lega che balza dal 19,9% delle ultime politiche al 33,9% diventando la prima forza indiscussa. Recupera tuttavia terreno il Pd che dal 19,7% sale al 24,9%. La crescita di Salvini e dei democratici va tutta a danno di Movimento 5 Stelle (quasi dimezzato, da 30,1% a 16,5%) e in parte Forza Italia, che continua a perdere terreno (dal 12,6% al 7,8%).
Nella città di Genova rialza la testa il Pd che, come in altre grandi città, risulta primo partito col 30% dei voti, seguito da Lega (27,6%) e Movimento 5 Stelle (18,4%). Il centrodestra (con Forza Italia e FdI) rimane però dominante sfiorando in complesso il 40%.
"Chiedo un'accelerazione sul programma di governo. A livello nazionale non cambia nulla", ha detto il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini a Milano. "Siamo il primo partito in Italia, adesso si cambia in Europa".
"Restiamo comunque ago della bilancia in questo governo. Da qui in avanti più attenzione ai territori", ha detto il vicepremier e leader M5S Luigi Di Maio. "Siamo stati penalizzati dall’astensione, soprattutto al Sud, ma ora testa bassa e lavorare".
TOTI: GAME OVER
"Oggi non è più il tempo delle giustificazioni, delle scuse, dei pretesti o di chi vuole mettere la testa sotto alla sabbia, game over". Lo afferma il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti stamani a Genova a margine dei lavori del Consiglio regionale riferendosi ai dirigenti di Forza Italia. "Oggi è il momento di mettere un punto e di ricominciare da capo, credo che ci siano tante persone disponibili a farlo. - continua - Di sicuro quello a cui stiamo assistendo è una lenta agonia che porta al decesso, una cosa che non starò a guardare senza reagire".
"La colpa ormai è chiara a tutti: è di una classe dirigente che ha difeso ad oltranza le proprie poltrone, che ha occhieggiato alla sinistra per far dispetto ai nostri alleati, che ha scelto ancora una volta dall'alto candidature con arbitrio totale, che ha emarginato chiunque avesse l'ardire anche solo di sussurrare che qualcosa non andava". Lo dice il governatore ligure Giovanni Toti. "Quella classe dirigente ha mentito ai nostri militanti, ai nostri elettori, a se stessa e al leader Silvio Berlusconi - attacca Toti -. Nessuno ha avuto neppure il coraggio di dire al fondatore del partito, che ha condotto una campagna elettorale eroica, che la sua candidatura sarebbe stata un sacrificio inutile".
L’ANALISI
Popolari e socialisti perdono la maggioranza che finora ha retto gli equilibri in Europa ma mantengono comunque ancora il controllo cooptando i liberali e il movimento En Marche del presidente Emmanuel Macron, e magari anche i Verdi, vogliosi di far pesare in Europa i nuovi consensi conquistati.
Un eventuale gruppone sovranista, se gli altri decidessero di mettere in atto un cordone sanitario nei loro confronti come avvenuto dopo le passate elezioni del 2014, potrebbe dunque non riuscire a incidere negli equilibri post-elettorali che porteranno come primo effetto di peso la composizione della nuova Commissione europea. Anche sommando le forze eterogenee di conservatori Ecr, Enf (il gruppo della Lega di Salvini) e Efdd (il gruppo dei 5 Stelle) si arriverebbe a 171 eurodeputati su 751. Certo bisognerà capire cosa vorrà fare il vittorioso Orban con la sua truppa di eurodeputati. Se alla fine decidesse di uscire dal Ppe, andrebbe a rafforzare i nazionalisti. Ma anche così non sembra possa reggersi in piedi un’ipotetica maggioranza del Ppe alleato con i sovranisti, che si fermerebbe a 344 seggi, sotto i 370 necessari per governare l’aula.
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