Genoa, Blasquez: "Calcio saudita, un'espansione che va fronteggiata"
di Stefano Rissetto
L'amministratore delegato della società rossoblù guarda alla politica di ingaggio delle stelle europee da parte dei club arabi in vista del Mondiale 2030
"Credo che si debba fare qualcosa per fronteggiare situazioni come quelle saudita, che non so quanto sia sostenibile e porta soldi al calcio europeo, ma è una realtà di cui tenere conto. Servono nuove idee, i club non sono sostenibili perché spendono più di quanto guadagnano e allora l’unica cosa da poter fare è vendere calciatori”. Andres Blasquez (in alto a sinistra) amministratore delegato del Genoa appena tornato in serie A, in margine alla presentazione del premio Golden Boy organizzato da Tuttosport, lancia un allarme sulla politica espansionistica del calcio saudita.
Negli ultimissimi tempi, il principe Mohamed bin Salman (in basso a destra) e i suoi collaboratori hanno accentuato l'interesse per il calcio, con l'obiettivo di ottenere l'organizzazione del Mondiale 2030. In tale prospettiva, le squadre saudite hanno ingaggiato fior di fuoriclasse, per lo più ultratrentenni: in attesa di mettere a segno il colpo definitivo con il campione del mondo Lionel Messi, destinato a raggiungere il suo antagonista Cristiano Ronaldo e il mancato protagonista di Qatar '22 Karim Benzema, fino al portiere David Ospina. Tra i molti giocatori convinti a giocare in Arabia, anche l'ex Palermo Aleksandar Trajkovski che segnò nella Macedonia del Nord il gol che eliminò l'Italia di Mancini dal Mondiale.
La forza del denaro sta insomma trasformando il calcio e lo stesso mondo dello sport: il Qatar ha ospitato il recente Mondiale di calcio e quello di ciclismo del 2016, vinto da Sagan su Cavendish e Boonen. Ma è una ricetta che secondo Blasquez va temperata, a cura della stessa Fifa. C'è il rischio che l'espansione a suon di petrodollari del calcio saudita depauperi il movimento europeo che, con quello sudamericano, è il bacino storico tradizionale dello sport più popolare del pianeta e che, fino all'irruzione in scena dei signori dell'energia fossile, vedeva piuttosto in Africa e Asia le potenziali direttrici di sviluppo.
Sempre Blasquez spiega la scelta del suo gruppo statunitense di puntare sull'Europa e, in Italia, nel Genoa: “Penso che ci sia tanto spazio per miglioramenti, a livello sia di club che di leghe. Quest’anno siamo riusciti a coinvolgere la città in maniera fantastica, ma in realtà è successo già l’anno scorso nonostante la retrocessione. Il disappunto è andato via molto presto. Che cosa importare in Italia dello sport nordamericano? Penso al marketing, alla pubblicità. In molti club italiani è sottosviluppato. Alcuni, per esempio Roma, Juve, Milan, Venezia hanno fatto un ottimo lavoro, ma in altri casi è molto sottosviluppato”.
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