Genoa, il pugno di Blessin come quello di Scoglio
di Gessi Adamoli
L'allenatore tedesco ha dato carattere e gioco a una squadra che sembrava un esercito in ritirata: ora servono i goal di Destro e Piccoli
Domenica prossima con la Salernitana sarà la prima di una lunga serie di ultime spiagge, ma il Genoa è vivo ed è giusto coltivare una speranza. Dopo la sconfitta di Firenze la squadra rossoblù sembrava l'esercito italiano in ritirata dopo l'otto settembre: una truppa allo sbando.
L'intervento di Blessin ha del miracoloso, il Genoa con l'orgoglio e la dignità, peculiarità dalle quali chi indossa una maglia così speciale non può prescindere, ha ritrovato anche il gusto di giocare a calcio e battersi alla pari contro qualsiasi avversario. I primi venticinque minuti dell'Olimpico, come ha fieramente sottolineato il tecnico tedesco, sono stati semplicemente perfetti. Ed è quella la strada che Blessin, il general manager Spors e di conseguenza la nuova proprietà hanno intenzione di percorrere, al di là come finirà la grande rincorsa verso la salvezza. Un progetto immediatamente approvato dalla tifoseria che vede finalmente la possibilità di un futuro dopo tanti anni vissuti pericolosamente alla giornata senza la certezza di un domani e con la prospettiva del diciassettesimo posto come unico traguardo.
Persino il momento più negativo della partita di Roma, ovvero l'espulsione di Ostigard, che prende per il collo il malcapitato Abraham e quasi lo strozza, è stato vissuto dal popolo del web come un segnale positivo. La foto del difensore norvegese, che è un fascio di muscoli e di nervi e sembra la statua di Laooconte che si batte con i serpenti marini, è stata identificata come il simbolo di chi sul campo è pronto anche alla lotta fisica e non solo metaforica pur di non far passare l'avversario.
Il pugno levato di Blessin ricorda quello di Ballardini, ma soprattutto quello di Scoglio. Tante le analogie a cominciare dall'essere riuscito ad entrare in sintonia con la squadra e con l'ambiente. Il Professore era stato l'allenatore della ricostruzione dopo aver preso la squadra che aveva evitato la serie C nella partita spareggio di Modena ma anche il grande aggiustatore subentrando in corsa in un due occasione. Ora a Blessin si chiede sia di rimettere insieme i cocci ma anche di iniziare il processo di ricostruzione, avendo i 777 hanno ereditato le macerie di quella che un tempo era una squadra di calcio.
Il gegenpressing sta funzionando e pressare alto ha portato come primo beneficio una difesa più protetta e solida. Certo, per vincere le partite bisogna fare gol, ma contro l'Udinese il Genoa ha costruito palle gol come mai gli era capitato in tutto il campionato (almeno quattro nitide occasioni).
Ora tutto dipende da Destro e da Piccoli, i due centravanti che sono stati messi a disposizione di Blessin. Il mercato onestamente offriva poco e a prezzi impossibili. Per sostituire Vlaovic la Fiorentina ha puntato su Cabral del Basilea pagandolo 14 milioni e mezzo, ma il suo esordio sabato scorso contro la Lazio è stato estremamente deludente, quanto a Piatek sta stabilmente scaldando la panchina.
Chi poteva fare al caso del Genoa? Al Derby del Lunedì l'amico Lussana ha sostenuto che la proprietà americana avrebbe dovuto puntare su Simy, appena cacciato dalla Salernitana ultima in classifica. No, non era una delle sue immancabili provocazioni, semplicemente era a corto di argomenti perché in effetti è estremamente complicato anche soltanto suggerire un nome. In fondo Destro lo scorso anno aveva segnato 11 gol e aver superato quota 10 gli aveva fatto scattare in automatico il rinnovo di contratto (Blazquez e Spors stanno studiando qualcosa di analogo se quest'anno dagli attuali 8 dovesse arrivare a 15) e Scamacca quando era approdato in rossoblù non aveva certo un pedigree migliore di Piccoli.
Ora, per l'appunto, la palla passa ai due bomber. Solo se cominceranno a buttarla dentro, il Genoa può davvero sperare di salvarsi.
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