Genova, il futuro incerto del Moody: lavoratori in presidio, timori per i licenziamenti
di Emilie Lara Mougenot
Sindacati e politica chiedono interventi per salvare i posti di lavoro e rilanciare il centro cittadino
Il futuro del Moody, storico locale nel cuore di Genova, resta appeso a un filo. Con l’udienza del 28 febbraio di cui non si sa ancora nulla, cresce la preoccupazione per i 26 lavoratori, rimasti senza stipendio dal 1° febbraio. I sindacati, in presidio davanti al locale, denunciano il rischio imminente di licenziamenti e l’assenza di strumenti di sostegno per i dipendenti, in gran parte donne, impossibilitate a trasferirsi per un lavoro part-time in altre città.
Sindacati in allarme – Maurizio Fiore (CGIL Filcams) esprime forte preoccupazione: “Sapevamo dell’udienza, ma non abbiamo certezze su cosa stia accadendo. La situazione delle maestranze è ancora più critica di prima. Dal 1° febbraio tutto si è fermato, i lavoratori non possono prendere servizio nelle sedi inizialmente assegnate dall’azienda e ora rischiano il licenziamento”.
Prospettive incerte – Marco Callegari (UILTuCS) evidenzia un doppio problema: da un lato, la perdita del posto di lavoro per 26 persone; dall’altro, l’impatto sulla città, con la chiusura di un’attività storica che si aggiunge a molte altre serrande abbassate in centro. “Ci aspettiamo che qualcuno rilevi l’attività e garantisca un futuro ai dipendenti. Chiediamo anche ammortizzatori sociali, ma al momento non ci sono risposte. È una situazione inaccettabile”.
Incontro con la Regione – Silvia Avanzino (Fisascat CISL) annuncia un nuovo tentativo per scongiurare il peggio: “Il 4 marzo incontreremo la Regione Liguria per chiedere all’azienda uscente di attivare la cassa per cessazione. È l’ultima possibilità per tenere legati i lavoratori al locale in attesa che l’amministrazione giudiziaria sblocchi la situazione”.
Silvia Salis: “Genova sta morendo” - La candidata sindaca Silvia Salis punta il dito contro la gestione della città, parlando di una “doppia desertificazione”: sia nelle periferie che nel centro storico le attività chiudono senza che il Comune intervenga. “Non possiamo far finta che sia solo una coincidenza. La chiusura del Moody è l’ennesimo segnale di una città che non attrae più investimenti. Basta guardarsi intorno: ogni giorno c’è una nuova vertenza, un altro negozio che abbassa la saracinesca. Questo è il centro città, il cuore economico e sociale di Genova, eppure sembra abbandonato”.
Mancanza di strategie – Salis critica l’assenza di un piano per evitare il declino commerciale e occupazionale: “Non si possono scaricare le responsabilità, serve un cambio di passo. Il Comune deve vigilare sui passaggi di proprietà e mettere in atto politiche per attirare investimenti, non solo per grandi opere infrastrutturali spesso di dubbia utilità, ma anche per il tessuto economico locale. Soluzioni complesse per problemi complessi, non interventi improvvisati”.
Solidarietà - Anche il Gruppo PD in Regione Liguria ha partecipato al presidio e chiede un’azione rapida da parte delle istituzioni. “Comune e Regione devono muoversi subito per tutelare i lavoratori, che oggi si trovano costretti a scegliere tra il part-time fuori regione o il licenziamento. Faremo tutto il possibile per garantire una soluzione”, dichiarano i consiglieri regionali.
Per restare sempre aggiornati sulle principali notizie sulla Liguria seguiteci anche su Whatsapp, su Instagram, su Youtube e su Facebook.
Galleria
Condividi:
Altre notizie

Genova, Robot Valley 2025: intelligenza artificiale e robotica nell’arte a Villa Bombrini
10/04/2025
di Anna Li Vigni

Al Porto Antico arrivano i "sabaudi", oltre 100 nuovi raccoglitori per la differenziata entro fine maggio
09/04/2025
di Riccardo Olivieri