Il porto: la grande chance di Genova
di Paolo Lingua
La “pace sociale” con i portuali della Culmv e il progetto di investimenti per oltre due miliardi per strutture strategiche sono il segno positivo degli ultimi vertici dell’Autorità Portuale e degli incontri con il mondo imprenditoriale dei terminalisti, quello che ha appunto consentito l’accordo con i lavoratori dello scalo, una operazione da quasi 900 milioni ma che garantirà la pace sociale sui moli e buone prospettive operative.
Sono, come è già stato annunciato su tutti i media (ma vale la pena ricordarlo schematicamente), previsti già 700 milioni per lo spostamento della diga foranea, quasi 500 milioni per l’accesso alla’area portuale e operativa di Sestri Ponente, quasi 30 milioni per l’elettrificazione delle banchine e una cifra di poco inferiore per lavori all’interno dell’aeroporto.
A voler esprimere un giudizio generale, che è anche una speranza condivisa da tutta la collettività genovese e ligure, lo stato delle cose presenta aspetti positivi e incoraggianti. Il vero problema, che è legato anche al passato recente e meno recente, riguarda i tempi e le modalità. Dello spostamento della diga foranea che è ormai una struttura che ha sulla spalle troppi decenni e risale a momenti diversi del sistema dei traffici si parla da fin troppi anni. E’ una operazione complessa perché implica una spostamento a mare di circa 500 metri e, contestualmente, implica il dragaggio dei fondali e la modifica dei sistemi delle banchine di attracco. L’intero progetto è legato alla possibilità, che è però una urgenza, di approdo delle navi mercantili di container di ultima generazione, che hanno maggiori dimensioni e tonnellaggio delle attuali e capacità di trasporto di 20 mila teu.
Ovviamente il discorso vale per le unità passeggeri e le navi da crociera che ormai sono una sorta di città galleggianti. L’allargamento della capacità del porto con lo spostamento della diga è un’opera urgente che, per molti aspetti, decolla in ritardo, tenendo presente che occorreranno molti anni per arrivare alla completa realizzazione. Ora si tratterà di capire i tempi e i modi perché, come sempre la burocrazia fa la sua parte: bandi, progetti, concorsi, controlli. C’è da augurarsi che l’operazione possa essere gestita con la massima agilità e velocità, anche senza arrivare al sistema commissariale che ha reso possibile la ricostruzione – record del Ponte Morandi. Ma ci si augura anche l’arrivo di una riforma dell’organizzazione portuale che modernizzi il sistema italiano e lo renda competitivo a livello europeao e mondiale.
L’altra grossa opera prevista riguarda l’assestamento dell’accesso, anche questo troppo antiquato e tecnologicamente arretrato, al porto di Sestri Ponente che accoglie sia navi mercantili, sia navi passeggeri e in particolare nautica da diporto anche di imponente tonnellaggio. Sestri Ponente era decollato, in particolare per la parte turistico-sportiva, anche come punto di riferimento per attività complementari di cui fruiva anche tutta la città: gastronomia, mostre, manifestazioni mondane di vario genere. Poi c’è stata una pausa, mentre avanzava anche il ruolo mercantile e commerciale. La struttura dunque va modernizzata e potenziata e resa conciliabile con l’aeroporto per il quale appunto sono previsti interventi importanti.
Egualmente urgente è l’elettrificazione delle banchine, opera invocata da tempo. E poi altri impegni, ma si vedrà poi con che tipi di finanziamenti (anche con interventi di privati). L’elenco è fitto: comincia dalla ristrutturazione a levante dell’area della ex Fiera e si passa per Ponte Parodi, per l’affidamento dell’Hennebique, per finire alla vicenda, che far sorgere sempre polemiche, della nuova sistemazione dei depositi petrolchimici, attualmente (da sempre) a Multedo e che dovrebbero trovare una ubicazione all’interno dello scalo, sia pure tra mille veti incrociati.
In sintesi, anche nella prospettiva di recuperi finanziari con fondi del Recovery Fund di cui si parla ancora in termini generali, il porto di Genova, mentre si spera in un superamento dell’attuale dramma collettivo della pandemia che blocca molte attività, potrebbe essere davvero alla vigilia d’un colpo di reni che potrebbe, entro al massimo dieci anni, portarlo ai vertici internazionali con un ruolo determinante nell’economia italiana.
Condividi:
Altre notizie
Da Cingolani a Draghi, in attesa del Pnrr
08/02/2022
Il caos di destra e sinistra
07/02/2022
La gran confusione della politica
04/02/2022
Ariel Dello Strologo: conto alla rovescia
03/02/2022