Indagine Corte dei conti su compravendita Palasport, Piciocchi: "Operazione passata ai raggi X, siamo tranquilli"

di Riccardo Olivieri

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Per il sindaco facente il Waterfront "era un set da film horror, oggi è meraviglioso". Sulle opposizioni: "Triste che qualcuno stia godendo per le indagini"

Indagine Corte dei conti su compravendita Palasport, Piciocchi: "Operazione passata ai raggi X, siamo tranquilli"

"Siamo tranquilli, è un'operazione specchiata, ogni passaggio è stato vagliato ai raggi X". Non ha dubbi il sindaco facente funzioni Pietro Piciocchi, che a margine della giunta itinerante svolta alla Foce ha difeso la bontà dell'operazione di compravendita del Palasport, finita sotto indagine della Corte dei conti come è emerso nella giornata di ieri, 13 marzo.

Dubbi - "Se c'è stata un'operazione eseguita con estremo rigore è stata quella sul riacquisto del Palasport, dove abbiamo valori che sono stati certificati dall'Agenzia delle Entrate e dall'Agenzia del Territorio" ha spiegato Piciocchi, che rivendica come il valore pagato dal Comune per il riacquisto, circa 23 milioni, sia stato ritenuto congruo. In realtà la contestazione della Corte dei conti non sarebbe sul valore dell'operazione ma sulla sua fattibilità, dato che l'organo di stato ha il compito di accertare la legittimità della spesa pubblica. I dubbi risiederebbero nel saldo totale dell'operazione e nella necessità del riacquisto: il Palasport infatti è stato venduto nel 2020 a Cds Holding, che lo ha sistemato e rivenduto al Comune quattro anni più tardi a 23 milioni. Il Comune in una delibera aveva motivato il riacquisto sia con una "miglior attuazione delle strategie della civica amministrazione in merito allo svolgimento di eventi sportivi e non sportivi nella struttura" - che in realtà non sarebbero state messe in discussione neanche con la proprietà di Cds dato che era previsto l'uso pubblico anche con un gestore privato, tant'è vero che si parla di "miglior attuazione" -; sia con lo scongiuramento per i proprietari di "una situazione di break even, con potenziale contenzioso avviato da Cds per il loro recupero, interruzione dei lavori e conseguente non completamento dell’arena". È stato quest'ultimo passaggio a far infuriare le opposizioni, che hanno definito l'operazione come un "interesse privato".

La difesa - "Fummo costretti a vendere il Palasport per i debiti, il buco e le ipoteche che avevamo su quell'area" ha spiegato Piciocchi, in riferimento ai debiti accumulati dalla gestione Spim. "Quindi oggi - attacca - chi parla godendo del fatto che ci sono determinato indagini, cosa molto triste, o chi pensa che un'indagine equivalga a condanna sbaglia. Prima quell'area era un set da film horror e siamo passati ad un Waterfront meraviglioso, con una grande dimensione pubblica. Non è un quartiere di lusso per privati: questa mattina il rettore ha fatto vedere il progetto della fabbrica delle idee. È un quartiere della città segnato da una vocazione pubblica fortissima". Per quanto riguarda l'inizio delle indagini invece Piciocchi ha ipotizzato "che il Pd o qualcuno collegato abbia presentato un esposto e quindi si tratta di un atto dovuto" ma al momento nessuno dal centrosinistra ha confermato questa ipotesi. Al momento la possibilità più accreditata è che la Corte dei conti si sia mossa in autonomia, sulla base delle numerose indiscrezioni emerse.

Opposizione - Il segretario metropolitano del Pd Simone D'Angelo ha risposto alle dichiarazioni di Piciocchi. “Rivendica quella della compravendita del Palasport come un’operazione ‘specchiata’. Ma allora perché la Corte dei conti ha aperto un fascicolo? Perché il Comune di Genova non ha mai risposto alle domande che sono state sollevate dall’opposizione in consiglio comunale sull’acquisto del Palasport? Perché non hanno mai fatto chiarezza sui costi di gestione e di manutenzione dell’edificio? Ci saremmo aspettati delle risposte ma non sono mai arrivate e non arrivano neanche oggi. Bucci e Piciocchi hanno venduto il Palasport a 14 milioni di euro allo stesso privato dell’operazione Waterfront. Quello stesso privato ha avuto la possibilità di trasformare il Palasport in un maxi-centro commerciale da 28.000 mq, e in cambio era obbligato a mettere a disposizione della città l’utilizzo di un’arena sportiva da 3.999 posti. Alla fine Bucci e Piciocchi si sono comprati l’arena sportiva a 27 milioni caricandosi l’onere dei costi di gestione, lasciando al privato solo i proventi della gestione del maxi-centro commerciale. Bucci e Piciocchi avrebbero dovuto spiegare le motivazioni dietro questa scelta, i costi per il Comune e il reale interesse pubblico dell’operazione. Siamo invece di fronte a un quartiere extra-lusso - e a dirlo è anche l’Agenzia delle Entrate che ha modificato d’ufficio la categoria degli immobili togliendo l’esenzione dell’imposta sulla prima casa e aumentandone il carico fiscale – con centro commerciale annesso. Di pubblico sono rimaste solo le briciole, e i costi".

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