La Messa del San Martino col Cardinale non è per tutti
di Redazione
Grave danno alla comunità dei fedeli. Il Policlinico sceglie di limitare la diffusione della funzione
Ci sono oltre 600mila fedeli liguri che non potranno seguire la Messa con il cardinale Bagnasco questa domenica 22 marzo. È stato infatti negato l’accesso a tutti i giornali, le testate web, le radio, e le tv del territorio al San Martino: solo una unica emittente regionale ha ottenuto dalla direzione del San Martino una esclusiva per la funzione prevista alle ore 10 nella cappella di Santa Caterina interna all’ospedale, officiata dal cardinale Angelo Bagnasco. Una Messa, che dovrebbe avere la visibilità universale che hanno le comunicazioni ufficiali del Dipartimento di Protezione civile, del Governo, della Regione.
Negare l’accesso agli altri organi di informazione significa, di fatto, limitare l’accesso e la possibilità di diretta a una sola tv. Nella domenica in cui tutta la nazione si ferma e nessun parroco può officiare una funzione, il Policlinico San Martino decide di lasciare una larga fetta dei cittadini liguri senza Messa.
A Telenord – così come alle altre testate giornalistiche - nonostante le richieste ufficiali della direzione, la presenza è negata. Perché un ospedale sceglie nel panorama della stampa locale un solo interlocutore, una sola tv?
Ecco i fatti. Il San Martino scrive in una nota per la stampa il giorno 20 marzo 2020: “Domenica prossima, a partire dalle 10, presso la Chiesa Nostra Signora delle Grazie e S. Caterina all’interno dell’Ospedale sarà officiata dal Cardinale Angelo Bagnasco una messa A PORTE CHIUSE, che sarà trasmessa in diretta su Primocanale (canale 10)”.
Appena appreso, l’editore di Telenord, reputando di interesse collettivo e pubblico la trasmissione della Santa Messa in un momento difficile in cui il supporto ecclesiastico è fondamentale, chiede alla redazione di adoperarsi per poter trasmettere la cerimonia anche sui nostri canali.
È il direttore di Telenord Paolo Lingua a verificare prontamente con la Curia se la trasmissione sia possibile ottenendo come risposta “Non abbiamo nulla in contrario alla messa in onda sulla vostra emittente”. Al direttore viene però ricordato che la Messa è organizzata dal Policlinico San Martino.
Il direttore Lingua raggiunge dunque telefonicamente l’ufficio stampa del San Martino a cui chiede, sempre nel pomeriggio del 20 marzo, di poter mandare una troupe per la Messa di domenica al fine di permettere una più ampia diffusione della funzione sul territorio della Liguria.
La risposta arriva il giorno seguente, sabato 21, attraverso una mail ufficiale dell’ufficio comunicazione, che riportiamo integralmente: “Buonasera Direttore, La Direzione del San Martino conferma che sarà unicamente Primocanale a trasmettere in diretta la Messa, come da comunicazione ufficiale delle 15:13. La necessità di rispettare le norme vigenti, che ha indotto a prendere la decisione di non far partecipare nessuno alla celebrazione, impone questa scelta. Grazie, Ufficio Stampa Ospedale Policlinico San Martino”.
“La Messa è così diventata per pochi ed è una vergogna che la direzione del San Martino continui a negare l’evidenza dei fatti solo per opportunismo e per avvantaggiare un editore. Questa è mancanza di rispetto dei cittadini liguri e della comunità dei fedeli”, commenta l’editore di Telenord Massimiliano Monti. “La SS Messa è un evento pubblico. Un ente come il San Martino in questo momento dovrebbe permetterne la più ampia diffusione su tutti i mezzi disponibili, tv, web, social per la popolazione genovese e della Liguria”.
Lorella Zunino, direttore di Imperia Tv, ha precisato: “Ho contattato il San Martino e ho saputo che la SS Messa è in esclusiva a Primocanale. Ho chiesto se si poteva mandare in differita anche sulle altre tv liguri ma mi ha detto di no, che hanno fatto un accordo con loro anche per le repliche”.
Sergio Barello, editore di Telegenova, dichiara: “Mi sembra assurdo che una emittente locale come la nostra che si impegna a dare continuità al servizio pubblico da 42 anni sul territorio e mantiene una operatività con giornalisti attivi anche in questi giorni, mettendo a rischio la salute del personale, non abbia possibilità di dare il servizio. La parola delle emittenti locali dovrebbe essere univoca”.
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