La scommessa del nuovo partito di Giovanni Toti
di Paolo Lingua
2 min, 52 sec
Il Punto di Paolo Lingua
Non si è ancora capito se la “creatura” politica alla quale sta lavorando il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è un movimento, un nuovo partito oppure una sorta di alleato autonomo di Forza Italia che punta ad allargare il consenso attorno all’area politica centrista e moderata che sembra aver perduto mordente (e voti) nel corso degli ultimi anni.
Nei giorni scorsi, come si è appreso dai media, ci sarà il 6 luglio a Roma, al teatro Brancaccio, la presentazione del nuovo movimento con il suo simbolo: campo azzurro con una scia (come mdi aereo) tricolore e la scritta “L’Italia in crescita”.
Non si sa ancora se sarà un “crest” definitivo, perché l’obiettivo di Toti è di raccogliere attorno a sè esponenti e cittadini dell’area cosiddetta “moderata” e centrista per dar vita, oltre a una sorta di partito, anche a un movimento di opinione, una spazio politico che per il momento sembra mancare o comunque essersi affievolito soprattutto nel voto.
Toti godrebbe, a quanto si dice, del sostegno del nuovo presidente del Piemonte Alberto Cirio, di esponenti di primo piano della Lombardia, come il presidente del Consiglio Regionale Alberto Fermi e anche di ambienti politici moderati delle regioni del Nord vicini alla Lega e persino di frammenti di Fratelli d’Italia. Si parla anche di presenze simpatizzanti nell’area romana, ma anche nel Mezzogiorno e in Sicilia.
Da qui a un mese si capirà quanto Toti sarà riuscito a recuperare e soprattutto come trovare un dialogo, in qualche modo, con Silvio Berlusconi che, per il momento, appare arroccato con intorno il suo “cerchio magico” di fedelissimi, tutti sostanzialmente ostili a Toti. Ma quello che ancora non è chiaro è la strategia che nascerà nel nuovo movimento.
Ci sarà, al di là delle divisioni, un accordo elettorale con Forza Italia, considerato che Toti ripete sempre con insistenza che il suo obiettivo è dare forza allo schieramento di centrodestra, accettando la leadership per il momento incontestabile di Matteo Salvini? Ci saranno dunque una trentina di giorni di forte tensione, sia da parte di Toti e dei suoi supporters sia da parte della guardia berlusconiana, salvo tentativi in extremis di mediazione, sempre che questo passaggio sia possibile.
Si agita qualche curiosità sui personaggi e aree, ormai minime, dei movimenti di centro moderato, ex liberali ed ex democristiani. Che faranno Lupi e Casini, attualmente più vicini al centrosinistra all’interno del quale sta nascendo una componente, se non proprio una corrente, moderata con riferimento all’ex ministro Calenda?
E’ indubbio che la ripresa elettorale del Pd, tornato secondo partito, porti al recupero d’un voto ”intermedio” che ora diventa più difficile da riacciuffare da parte di movimenti di centrodestra, considerato che oggi, sondaggi a parte (e non sempre precisi), non è facile azzardare previsioni di sei mesi in sei mesi, basterebbe vedere cosa è successo i un anno alla Lega e al M5s.
Non esistono più, neppure nell’area della sinistra, sezioni diffuse sul territorio, iscritti di base e organizzazione politica come ai tempi della Prima Repubblica. L’elettorato è, per buona parte, ondivago e mutevolmente emotivo. Forse il cosiddetto “voto di pancia” si è un po’ ridimensionato, non solo in Italia ma anche in Europa, ma non ci sono strumenti di indirizzo e di impostazione dell’opinione pubblica.
Su un voto più razionale, per molti aspetti, punta, anche ideologicamente, nella prospettiva, più che probabile, d’una crisi di governo e di elezioni anticipate. Tra razionalità ed emotività si giocherà la strategia di Toti nei prossimi mesi.
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