Liguria, sondaggio tra i medici: il 16 per cento cambierebbe mestiere, la metà chiede più assunzioni
di Redazione
Quasi l'80% degli ospedalieri vede ancora nel Servizio sanitario nazionale "un baluardo del diritto alla salute"
Il 50% dei medici della Liguria pensa alla pensione anticipata e il 30% dei non pensionabili di lasciare il pubblico, mentre il 16% vuole cambiare mestiere. Ma quasi l'80% degli ospedalieri vede ancora nel Servizio sanitario nazionale "un baluardo del diritto alla salute, che mette le ragioni assistenziali davanti a quelle economiche". Emerge da una indagine sulle aspettative dei medici liguri svolta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri.
Solo poco più del 10% pensa che gli straordinari meglio retribuiti possano risolvere il problema delle liste di attesa, che per il 50% si affronta assumendo personale. Uno su tre pensa di smettere in anticipo per evitare presenti e futuri tagli alle pensioni. Il 30% se tornasse indietro non sceglierebbe più di iscriversi a medicina dice ancora l'indagine. L'idea di tagliare in anticipo il traguardo della pensione sta passando per la testa alla metà di loro.
"Una percentuale così alta che se pure nel 10% dei casi si trasformasse in realtà significherebbe decretare il collasso degli ospedali liguri" dice in una nota Fadoi. A spingere il 50% dei medici al pensionamento anticipato è la paura di subire un taglio alla propria pensione, magari con misure retroattive come quelle introdotte nella manovra, anche se poi alleggerite con un successivo emendamento. Anche chi non è in età di pensione nel 30% dei casi sta pensando di lasciare il servizio pubblico: il 12% per andare nel privato, un altro 3% all'estero, mentre il 16% pensa di cambiare del tutto attività. Le motivazioni di chi si sente ancora legato al servizio pubblico restano forti, quasi il 70% motiva la sua scelta con la coscienza di voler garantire a tutti il diritto alla salute, seguito da un 22% che percepisce ancora come un valore la sicurezza del posto di lavoro.
Secondo l'indagine di Fadoi la carenza di personale medico e infermieristico è per il 66% degli intervistati "il problema numero uno, soprattutto se rapportato alla intensità di cura medio-alta dei reparti di medicina interna, ancora classificati come reparti a bassa intensità di cura".
La scarsa valorizzazione del medico di medicina interna nell'organizzazione del lavoro ospedaliero è invece segnalata dal 32% degli internisti. La carenza di posti letto è indicata solo dal 3%. Il 75% è d'accordo sull'utilizzo degli specializzandi a copertura dei vuoti in pianta organica con solo il restante 25% che pensa possano mettere a rischio la qualità dell'assistenza. Tra chi è d'accordo il 50% auspica che svolgano le loro attività affiancati da un tutor, e il 25% ritiene utile semplificare la burocrazia che ancora vincola il loro utilizzo negli ospedali al parere delle Università. Non convince infine la formula straordinari meglio pagati uguale meno liste di attesa, contenuta nella manovra economica, giudicata efficace solo dal 10% degli intervistati, mentre per il 50% serve assumere personale, per il 12% organizzare meglio le attività in modo da garantire un utilizzo più esteso sia delle apparecchiature diagnostiche che delle risorse umane. A parer del 25% andrebbe invece ridotta la inappropiatezza prescrittiva.
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