Liste d'attesa e mancate prestazioni sanitarie, Linea Condivisa propone uno sportello gratuito

di Filippo Serio

Il capogruppo Pastorino: "Spesso le famiglie rimangono senza prestazioni oppure si rivolgono al privato, con un inevitabile incremento dei costi"

Due le questioni emergenziali di cui si parla da tempo in tema di sanità e che mettono in difficoltà i cittadini: da una parte la mancata presa in carico di centinaia di bambine e bambini disabili, dall’altra gli enormi ritardi per effettuare prestazioni sanitarie come ad esempio esami diagnostici. La proposta che arriva direttamente da Linea Condivisa mette sul piatto la possibilità di attivare da settembre uno sportello gratuito per aiutare i cittadini che affrontano i tempi lunghi delle liste d'attesa per ricevere le prestazioni sanitarie.

"Si tratta di vere e proprie questioni di malasanità - dice Gianni Pastorino, Capogruppo di Linea Condivisa in Consiglio Regionale e Vice presidente della Commissione II Salute - Problematiche che, oltre a denunciare, vogliamo affrontare e dare delle risposte. Ci stiamo lavorando da mesi e anni e su questo tema vogliamo continuare a sollevare una questione politica ma anche giuridica e fattiva. Per questo, a settembre organizzeremo un’assemblea pubblica al Cap per dar vita in maniera giuridica, sociale e politica a una vera e propria azione verso le mancate prese in carico di prestazioni sanitarie.

Due emergenze innegabili che come Linea Condivisa vogliamo portare al centro del dibattito politico, insieme all’avvocato Rita Lasagna, esperta diritto previdenziale privato e pubblico, che si occupa della questione relativa alla mancata o ritardata erogazione di prestazioni sanitarie e Matteo Sormirio, padre di un bambino disabile che, dopo un provvedimento del giudice, ha ottenuto la presa in carico dal sistema sanitario. Spesso le famiglie rimangono senza prestazioni oppure l’unica opzione resta quella di rivolgersi al privato, con un inevitabile incremento dei costi».

La mancata presa in carico da parte delle strutture sanitarie pubbliche obbliga le Asl a rimborsare le prestazioni fatte. La legge infatti dice che, qualora le prestazioni prescritte non siano effettuate entro i tempi previsti, l’utente può effettuare quelle prestazione presso operatori privati per poi chiedere il corrispettivo rimborso. Esiste una normativa che prevede dei tempi massimi per la prestazione sanitaria, per quanto riguarda gli esami al massimo si può attendere 60 giorni

Infatti, è notizia del 26 giugno 2023, per la prima volta in Liguria, Matteo Sormirio, un papà, assistito dall’avvocato Rita Lasagna, si è visto verbalizzare dal giudice del Tribunale di Genova, che suo figlio dovrà essere preso in carico da settembre, da parte di ASL, per le terapie riabilitative di psicomotricità e di logopedia da gennaio 2024.

Anche i tre casi savonesi di istanza al direttore generale dell'Asl nella quale si precisa che i tempi di attesa per i minori disabili non sono rispettati dimostrano che è possibile ottenere questo tipo di agevolazione.

«Il Servizio Sanitario fornisce le prestazioni sanitarie nel rispetto del diritto alla salute ed i tempi di erogazione devono essere adeguati alle necessità mediche dei pazienti - aggiunge l'avvocato Rita Lasagna - Il Piano Nazionale di governo delle Liste d’attesa stabilisce le priorità ed i tempi massimi per le prestazioni sanitarie che devono essere indicati dal medico di base quando compila la ricetta.

La disciplina che indica come poter esercitare il diritto ad una prestazione sanitaria nei tempi massimi previsti è contenuta nel Decreto Legislativo n. 124/1998. In particolare l’art. 3 comma 13 prevede che: “(...) qualora l'attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato (...), l'assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell'ambito dell'attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico dell'azienda, la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione (ticket) e l'effettivo costo di quest'ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti”».

In tutti i casi in cui il diritto alla salute ed il conseguente diritto alle cure e alle prestazioni sanitarie non venga compiutamente rispettato, questo debba essere rivendicato dal cittadino con ogni strumento possibile, compresa l’azione giudiziaria.

«Mio figlio Marco dovrà essere preso in carico da settembre da parte di Asl per le terapie riabilitative di psicomotricità, e logopedia da gennaio - aggiunge Matteo Sormirio - Questa esperienza mi ha insegnato che non bisogna rassegnarsi alla mentalità sempre più dilagante del "tanto ormai è così", e che occorre sempre lottare per i propri diritti. Mi rivolgo a tutti i genitori come me: c’è una possibilità, una speranza, non arrendiamoci».

«Come Linea Condivisa vogliamo fornire a tutta la popolazione gli strumenti per affrontare nelle sedi legali questa vicenda, il Servizio Sanitario deve sostenere le spese per la mancata presa in carico dei minori disabili ma anche per i gravi ritardi per l’erogazione di prestazioni diagnostiche - conclude Pastorino - Per questo stiamo lavorando all’attivazione di uno Sportello del Diritto alla Salute che possa fornire supporto e strumenti a tutte e tutti».