Regionali 2020, il M5s vuole introdurre il ballottaggio. Toti contro le 'quote rosa'
di Fabio Canessa
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Arrivano a cascata le proposte per una legge elettorale ligure, ma servono 'larghe intese' o sarà flop
Se ne parla da anni, ma nessuno ha mai combinato nulla. Stavolta il primo a presentare una proposta per dotare la Liguria di una legge elettorale propria è stato il Movimento 5 Stelle. Il documento è stato depositato negli uffici bruciando sul tempo il Pd (che ha faticato a trovare la quadra al suo interno), la sinistra di Pastorino e la stessa maggioranza, che ha bisogno comunque di trovare intese con altre forze visto che servono i 2/3 del Consiglio per l'approvazione.
Su un punto sono tutti d'accordo: abolizione del listino bloccato per il premio di maggioranza. Un vecchio cruccio di Toti, che vorrebbe legittimare attraverso le preferenze anche i sei consiglieri bonus. "Evitare i nomi calati dall'alto", è il mantra di Alice Salvatore. "Siamo sempre stati contrari al listino", conferma Lunardon. Del resto anche alla fine dell'ultimo quinquennio Burlando questa modifica sembrava cosa fatta, ma all'ultimo saltò all'aria per divergenze tra i gruppi.
Ma il cardine della riforma pentastellata è un altro: i grillini vogliono istituire il ballottaggio. Secondo turno come alle comunali, salvo il raggiungimento del 50% più uno per la coalizione vincitrice. Sulla carta, l'unico modo di avere una chance all'appuntamento del 2020. "Esiste già in Toscana, oggi le coalizioni sono multiformi e variegate", argomenta la capogruppo Salvatore.
Una mossa che spiazza il Pd, da tempo sul punto di ufficializzare la proposta ancora in cantiere. Per adesso il ballottaggio non è nei programmi. "Prima della pausa estiva la presenteremo, quella dei cinque stelle non l'ho vista. Loro propongono il ballottaggio? Valuteremo", replica Giovanni Lunardon. "Pensiamo poi che si debba sanare un'altra vergogna: manca completamente una norma contro la discriminazione di genere. Tutte le leggi elettorali prevedono la doppia preferenza, anche per le regionali dev'essere così".
Sulle 'quote rosa' è d'accordo il M5s, ma non il blocco di Toti che dice "no alle riserve indiane, noi siamo per dare la possibilità a tutti di correre con le stesse forze. La legge prevede già di avere uomini e donne nella stessa percentuale all'interno delle liste", spiega Marco Scajola. Nei prossimi giorni il centrodestra dovrebbe presentare un disegno di legge. Tra le novità ci sarà anche una norma 'alla lombarda' che impedisce agli assessori di mantenere il posto da consigliere, salvo recuperarlo in caso di uscita dalla giunta.
Nessuno potrà spuntarla da solo, nemmeno la maggioranza. Possibile allora che Pd e M5s facciano combaciare le proposte di fatto già sovrapponibili a parte il ballottaggio, che in effetti converrebbe a entrambi ma non al centrodestra. "Sul secondo turno non siamo d'accordo, è inutile, la Regione non è il Comune", taglia corto Scajola. Il rischio, insomma, è quello di un nuovo flop che lasci tutto così com'è.
Archiviati i cavilli dei meccanismi elettorali, la questione più rovente sarà ovviamente quella delle candidature. Praticamente scontato, oltre a quello di Toti, il bis di Alice Salvatore: "A decidere sarà l'assemblea degli iscritti, io ovviamente sono disponibile. In autunno saremo pronti". A sinistra si lavora per una "coalizione civica allargata" che vada ben oltre il Pd, una sorta di "modello Toti" allo specchio. Mettere d'accordo tutti sarà tutt'altro che semplice.
Fabio Canessa
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