Rixi a Telenord: “Il ministero dell'ambiente è il Porto delle Nebbie”
di Marco Innocenti
7 min, 43 sec
“Da Costa blocchi anche su Ponte Morandi. Le accuse di Paita sulla Gronda? Solo balle”
Una lunga chiacchierata, quella che Telenord ha realizzato con Edoardo Rixi, ex-viceministro e oggi deputato e responsabile nazionale della Lega per le infrastrutture e i trasporti. Nei nostri studi, Rixi ha ripercorso la sua esperienza di governo, fino alla crisi che ha scritto la parola fine all'alleanza con il Movimento 5 Stelle. "In quei giorni sono stato sempre informato sugli sviluppi - spiega Rixi - Ma era da mesi che i ministri e i sottosegretari della Lega erano in sofferenza e avevano chiesto a Salvini una risoluzione del contratto, visto che noi il contratto lo rispettavamo e un’altra parte politica non lo rispettava. Dopo le Europee si è visto come si è deciso di allearsi con chi lottava contro i nostri interessi nazionali pur di cercare di isolarci in Europa e di non portare avanti tutte quelle che erano state delle leggi portate in parlamento. Un esempio su tutti è la nomina del Commissario per il Terzo Valico. Io avevo fatto la modifica legislativa nello Sbloccacantieri, il 30 maggio viene approvato, mi sento col presidente del consiglio, sia su quello che sul raddoppio della Genova-Ventimiglia. Va tra l’altro a finire nelle opere in cui il presidente deve fare i decreti per poter procedere alla nomina dei commissari".
"Da allora ad oggi - prosegue Rixi - i decreti non son stati fatti. Si sono fatte riunioni a Palazzo Chigi tutto il mese di luglio, assolutamente inconcludenti. Quindi rimanere lì per vedersi bloccare tutte le cose che avevamo portate avanti nei mesi, non serviva. E’ chiaro che c’era un’intesa col Pd almeno dal mese di maggio, prima delle Europee, quando si è visto che la Lega aveva un trend crescente e c’era una parte dei 5 Stelle che dialogava col Pd. Quindi era questione di tempo. Poi l’averla deciso più avanti, a me personalmente ha permesso di mettere in sicurezza la ricostruzione di Ponte Morandi, avendo la possibilità di rinominare il presidente della Regione e il sindaco come commissari e quindi di chiudere un percorso che mi auguro l’attuale governo porti avanti. Perché adesso potremmo avere la concretezza che il prossimo aprile-maggio il ponte sarà pronto".
Il 21 agosto poi la crisi si cristallizza in parlamento con il discorso di Conte e la replica di Salvini che dice: “Se questo governo si è interrotto è perché da mesi c’erano in Commissione, in Parlamento e in Consiglio dei Ministri dei Signor No che bloccavano tutto quanto. In qualche ministero, invece di sbloccare, si bloccava: erano il Porto delle Nebbie”. Ma il ministero delle infrastrutture era davvero così? “In realtà – precisa Rixi – dare tutte le colpe a Toninelli è sbagliato. Lui ha sempre fatto quello che gli è stato detto dal Movimento e il fatto che lui e la Trenta siano stati puniti per aver fatto quello che loro gli han detto di fare mi sembra esagerato. Ci sono altri ministeri che sono stati confermati che erano davvero il Porto delle Nebbie, penso al Ministero dell’ambiente con Costa: tutti i porti italiani hanno problemi sui dragaggi, come ad esempio Venezia. Manca ancora un protocollo fanghi perché l’Ambiente ha bloccato tutto, non consentendo ai porti di poter adeguare le infrastrutture, ma vale anche per i detriti di Ponte Morandi. Per il Ministero delle Infrastrutture, io ho detto subito che era uno dei più complicati. Con la fuoriuscita mia e di Siri nel mese di maggio, la situazione si è aggravata. Poi c’è da dire che la presidenza del consiglio invece che porsi come elemento risolutore o arbitro, si è messa a fare fortemente il partigiano. Tutti i decreti che la presidenza del consiglio doveva emanare per attuare le leggi come lo Sbloccacantieri, non ne ha emanato uno".
"Abbiamo presto capito che si voleva portare la situazione verso uno strappo - prosegue Rixi - e abbiamo capito che sarebbe stato peggio uscire con una finanziaria per la quale ci saremmo scontrati in aula, dove la loro idea era di mettere tutta una serie di tassazioni non dirette ma indirette, come l’aumento dei biglietti aerei, dando una connotazione ambientalista ma gravando ancora sulla parte produttiva del paese. Oltre questo, il blocco delle opere. Diamo dei dati: noi stavamo per sbloccare 38 miliardi di opere pubbliche a maggio. Quei decreti non sono stati fatti e le opere sono ferme e se va bene verranno sbloccate nel 2020, con perdita di competitività e posti di lavoro. Non ci siamo voluti prendere anche una responsabilità che oggettivamente non abbiamo. Ad esempio, sulla Gronda, che non era nelle mie deleghe. Siamo arrivati al punto che l’unica firma che mancava era quella del ministro. Ma io non potevo farlo al posto suo, quindi è chiaro che sia un tema che si ritrova il nuovo ministro, al quale noi daremo massimo appoggio nel caso intenda andare avanti con l’opera. Ma è altrettanto chiaro che bastano un paio di settimane o un mese per chiudere tutto l’iter e consentire di aprire i lavori".
E proprio sulla Gronda, Raffaella Paita ha detto: “Avevamo un viceministro ligure che si chiama Rixi, con il quale la Gronda è rimasta ferma per un anno e mezzo nonostante avesse ereditato dal precedente ministro Del Rio tutte le approvazioni tecnico operative”. Come risponde? “Dico che è tutto palesemente falso – replica Rixi – ma la Paita a dire balle ci ha abituato. La verità è che Del Rio aveva messo in piedi il sistema della Gronda non perfezionato, perché voleva dire rinnovare la concessione per altri anni a Benetton su tutta la rete autostradale e c’erano ancora passaggi da fare a livello europeo. Dopo c’è stato il crollo di Ponte Morandi. Gli esecutivi non erano ancora stati approvati, lo sono stati da settembre-ottobre dell’anno scorso. E’ stata poi fatta questa benedetta analisi costi-benefici e, per la verità, la prima stesura era molto più favorevole dell’attuale ma era stata rivista perché per i 5 Stelle non era politically correct dire che la Gronda serviva molto. Siamo arrivati, nel mese di maggio, al punto in cui effettivamente con la semplice firma del ministro l’opera poteva partire ma non è vero che è stata ferma un anno e mezzo e che a Genova, in questo anno e mezzo, non sia successo niente. E’ caduto Ponte Morandi e il governo ha lavorato da settembre fino a dicembre per fare un decreto che ha portato oltre un miliardo di euro sul territorio. Abbiamo anche riattivato tutta una serie di infrastrutture e quindi questo è il lavoro fatto".
"Mi dispiace però quando un parlamentare del territorio come la Paita - aggiunge - che è anche nelle Commissioni quindi dovrebbe avere delle informazioni giuste, dice delle cose non corrette. Soprattutto perché il famoso Decreto Genova è stato votato nonostante l’opposizione fatta dal Pd perché dentro c’era entrata anche Ischia. Non ho capito poi perché Genova doveva pagare solo per il fatto che ci fosse entrata anche Ischia. Semmai Genova doveva rivendicare ancora più risorse, proprio perché sono entrate anche altre aree dove governavano loro e nelle quali dopo tre anni da un terremoto non erano riusciti a ricostruire nemmeno una casa".
Nel nuovo governo giallorosso c'è un unico ligure: si tratta di Roberto Traversi, sottosegretario alle Infrastrutture. “Sono rimasto molto deluso da questa notizia - commenta Rixi - perché il Pd ligure non ha nessuno nell’esecutivo e questo è un errore perché la Liguria in questo momento ha circa 28 miliardi che nei prossimi anni dovrebbero essere investiti nei porti, nelle infrastrutture, nelle ferrovie e quindi sarebbe stato necessario avere qualcuno che sia sul territorio e che lo conosca bene. Noi, a Traversi e al nuovo ministro, daremo una mano perché secondo me le infrastrutture non hanno colore politico: o servono o non servono e quelle della Liguria servono moltissimo. Poi con Traversi discutevamo proprio nelle ultime settimane in cui ero viceministro a proposito del tunnel della Val Fontanabuona. Quindi con lui credo che questa discussione debba andare avanti e ritengo che togliere la Gronda, sarebbe come fare un regalo ai Benetton perché quei 4.2 miliardi li dovranno pagare loro. Semmai sarebbe da mettere degli oneri aggiuntivi per quello che è successo a Genova, facendo pagare loro anche il tunnel della Fontanabuona o altre cose".
"Secondo me, se il governo agirà in un certo modo, c’è la possibilità di portare a casa molto di più - aggiunge - Chiaro che non aver nessuno che sia espressione del territorio tranne appunto Traversi, è un ridimensionamento ingiusto di fronte a una regione che nell’ultimo anno ha dovuto far fronte prima ad una tragedia come quella del Morandi e poi ad un’emergenza idrogeologica, come successo nel settembre e nel novembre scorso".
Lei anche oggi ha ribadito il suo appoggio al governatore Toti, definendolo il miglior presidente nella storia della Regione Liguria. Che formula si potrà trovare però con Forza Italia, anche alla luca degli ultimi cambi nell’amministrazione genovese? "Si deve trovare la serenità di fare un percorso assieme e di discutere intorno a un tavolo - ha commentato Rixi - A livello nazionale, con Forza Italia ci sono nuovi equilibri. A livello regionale, le scelte di Toti sono sue e non le commento ma sarebbe folle litigare piuttosto che portare avanti un'esperienza di governo che ha portato buoni risultati. Oggi la Regione Liguria si siede al tavolo con le regioni più importanti mentre prima non la considerava nessuno. Si è fatto un grosso passo avanti".
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