Sestri Levante: Camilla Canepa morì dopo vaccino anti Covid, indagati cinque medici
di Stefano Rissetto
Dall'autopsia era emerso che la ragazza "non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco"
Cinque medici indagati nell'inchiesta su Camilla Canepa, la studentessa di 18 anni di Sestri Levante morta nel giugno 2021 all'ospedale San Martino di Genova dopo essere stata vaccinata con Astrazeneca durante un open day. La procura ha inviato nei giorni scorsi l'avviso di conclusione indagine. I medici potranno chiedere, entro 20 giorni, di farsi interrogare.
Dall'autopsia era emerso che Camilla "non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco". E che la morte per trombosi era "ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid".
Camilla era stata vaccinata il 25 maggio e si era sentita male il 3 giugno: era stata portata all'ospedale di Lavagna dove le avevano riscontrato una piastrinopenia e una fotosensibilità. Era stata però dimessa, dopo una tac senza contrasto, ed era ritornata allo stesso ospedale il 5 giugno in condizioni disperate per una trombosi al seno cavernoso. Trasferita al policlinico San Martino di Genova era stata operata alla testa ma morì il 10 giugno.
I cinque indagati per la morte di Camilla Canepa, la studentessa di 18 anni di Sestri Levante morta nel giugno 2021 all'ospedale San Martino di Genova dopo essere stata vaccinata, erano in servizio presso il pronto soccorso dell'ospedale di Lavagna. A quattro di loro è contestato il reato di omicidio colposo. In particolare, secondo la procura, non avrebbero provveduto, in occasione dell'accesso della ragazza al pronto soccorso nella serata del 3 giugno 2021, all'effettuazione di tutti gli accertamenti diagnostici previsti dal protocollo terapeutico elaborato da Regione Liguria per il trattamento della sindrome da Vitt (Vaccine-induced immune thrombotic trombocitopenia), che aveva colpito la ragazza dopo l'infusione della dose vaccinale. L'esecuzione di tali approfondimenti avrebbe consentito, secondo i pm Francesca Rombolà e Stefano Puppo, di formulare la corretta diagnosi della patologia insorta e di adottare tempestivamente il trattamento terapeutico che, con elevata probabilità, avrebbe consentito alla paziente di sopravvivere. A tutti gli indagati è contestato anche il reato di falso ideologico per non avere attestato, nella documentazione sanitaria, che la ragazza era stata sottoposta a vaccinazione anti Covid.
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