Signorini in carcere per "colpa" di soggiorni a Montecarlo, giocate al Casinò e doni griffati Cartier e Chanel
di Redazione
Regalie d'altri tempi in cambio, secondo i pm, di favori irregolari ai protagonisti delle banchine
Dal terminal rinfuse a Montecarlo e Las Vegas è un attimo, dai ganci e dalle gomene a Cartier e Chanel è un passo. Nella lugubre e per certi versi avvilente ordinanza del gip che ha sconvolto la Liguria, mandando agli arresti il governatore Giovanni Toti e l'imprenditore Aldo Spinelli, il posto del colore spetta a Paolo Emilio Signorini, che da presidente del porto avrebbe favorito "o scio Aldo", in cambio di una serie di regalie d'antan anni Settanta, illecite secondo i magistrati. Una condotta che lo ha visto finire in carcere e non ai domiciliari, quasi un contrappasso per quegli squarci di dolce vita che i pm gli contestano come prezzo della corruzione.
Per soddisfare le mire dell'imprenditore portuale, stando agli atti Signorini si è visto spalancare le porte dei luoghi più esclusivi del Principato, già esclusivo di suo: soggiorni di coppia all'Hotel de Paris con servizi in camera e massaggi e trattamenti estetici, una borsa di Chanel e un bracciale di Cartier destinati a una fortunata che non compare negli atti, un posto in tribuna per vedere il torneo di tennis, una tenda sulla spiaggia, perfino una dotazione di fiches per giocare al Casinò. Da Montecarlo passiamo alla città del vizio, quello del gioco, costruita nel nulla del deserto del Nevada: troviamo infatti Signorini anche a Las Vegas, nel dicembre di due anni fa, con accesso congruo alle carte di credito di Spinelli.
Ma non solo il Commendatore era munifico verso l'ex presidente del porto: anche Mauro Vianello, socio di maggioranza di un'impresa portuale antincendio, si era sentito in dovere di mettere a disposizione di Signorini un'auto per andare e tornare da Montecarlo un paio di volte, nonché di pagare gli organizzatori del banchetto nuziale della figlia di Signorini, di donare alla famiglia del beneficato un soggiorno agostano in casa sua e, in ultimo, un Apple Watch da 439 euro.
Tutto questo rende Signorini un caso a parte, in un'ordinanza in cui si parla di bruti passaggi di denaro o di ancor più bruti favori elettorali, per giunta chiesti in ambienti sdrucciolevoli. L'ex presidente del porto sa vivere e soprattutto ha amici che lo sanno. Forse riuscirà a dimostrare che non è reato. Di sicuro al terminal rinfuse di Genova non arriva roba da boutique di Avenue Princesse Grace.
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