Vendita Franco Fabbrica: "Scelta che penalizza la competitività"
di Marco Innocenti
Il parere dell'avvocato Marco Lopez de Gonzalo a "Shipping, Forwarding & Logistics meet Industry": eppure è la scelta del 70% delle aziende esportatrici
Si chiama vendita Ex Works o Franco Fabbrica, una pratica sempre più diffusa nella logistica nazionale. In pratica, si tratta di una particolare clausola di vendita per la quale l'azienda produttrice si limita a mettere a disposizione la merce presso il proprio stabilimento o altro luogo convenuto alla data pattuita in precedenza. Spetterà poi al compratore il trasporto della merce. Un'opportunità per le tante aziende italiane che operano con l'export? O piuttosto un rischio, magari spesso nemmeno troppo compreso? Ne abbiamo parlato con l'avvocato Marco Lopez de Gonzalo dello Studio Legale Mordiglia, che in questi giorni è intervenuto sull'argomento alla quinta edizione di "Shipping, Forwarding & Logistics mett Industry".
"Secondo un recente studio - spiega l'avvocato - il 73% delle esportazioni italiane viene realizzato con resa EXW, contro una media di circa 30% negli altri paesi UE. Sembra quindi che ci sia una propensione “culturale” della azienda italiane verso questa formula. Tale propensione è verosimilmente frutto di insufficienti conoscenze che conducono ad una percezione non corretta del trasporto come un problema e non invece come un’opportunità".
"Scegliendo la resa EXW - aggiunge - le imprese esportatrici ritengono di evitare le criticità del trasporto, spostando tutte le problematiche nella sfera del compratore. In realtà non è così perché specialmente (ma non solo) quando l’esportatore viene indicato come mittente o shipper nel documento di trasporto può incorrere in responsabilità nei confronti del vettore: per esempio le spese di giacenza in caso di mancato ritiro della merce a destino o le conseguenze di imballaggio o marcatura non corretti delle merci per il trasporto. È bene ricordare, a questo proposito, che la clausola EXW, pattuita tra venditore e compratore non ha nessun effetto nei confronti del vettore. Il fatto che il vettore o lo spedizioniere siano scelti, incaricati e retribuiti dal compratore, pone l’esportatore in una posizione di debolezza nei confronti di tali soggetti, con i quali non ha un rapporto contrattuale, ma dei cui comportamenti subisce le conseguenze".
Una visione miope, o comunque parziale, da parte di molte imprese esportatrici italiane che, però, rischia di avere forti ripercussioni sulla loro competitività. "Mantenere il controllo della fase del trasporto - conclude l'avvocato Lopez de Gonzalo - utilizzando fornitori di servizi di propria fiducia, consentirebbe alle aziende esportatrici italiane di fornire un servizio migliore, più completo e più efficiente ai loro clienti. Inoltre, il costo del trasporto non resta ovviamente a carico del venditore, ma viene incorporato nel prezzo CIF, che verrà confrontato con l’analogo prezzo dei concorrenti e, se la fase del trasporto viene gestita bene, si può creare un’ulteriore occasione di margine. La scelta della resa EXW non solo penalizza la competitività dell’azienda esportatrice, ma sottrae quote di mercato alle imprese italiane di trasporto e logistica. L’adozione di scelte diverse quanto ai termini di resa avrebbe quindi effetti positivi su due settori, entrambi strategici per l’economia italiana: quello delle esportazioni e quello dei trasporti".
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