25 aprile, ritrovata lettera di partigiano ucciso a Pieve di Teco: "Mi fucilano ma voi non piangete"
di Redazione
La missiva di Walter del Carpio ai genitori scritta nel 1945 e ritrovata pochi giorni fa da uno studioso
"In queste ultime ore che mi rimangono tutto il mio pensiero è per voi, quando vi giungeranno queste mie righe io riposerò per sempre in questo piccolo cimitero e vi prego di non piangere": inizia così la lettera che il partigiano folignate Walter Del Carpio, originario di Serravalle del Chienti (Macerata), scrisse ai genitori la sera prima di essere fucilato. Una lettera scritta il 26 gennaio 1945 alle ore 20 e spedita da Pieve di Teco, in provincia di Imperia, dove venne catturato, insieme ad altri sette partigiani, durante i rastrellamenti nazifascisti. A riesumare una copia del documento scritto dal partigiano ucciso, nei giorni a ridosso della Festa di liberazione, è Bernardo Baldoni, presidente del centro sociale di Corvia di Foligno. "L'ho ritrovata per caso dopo oltre 20 anni" racconta.
"Stavo cercando delle testimonianze da mettere a disposizione della scuola elementare di Scafali che ha lavorato a un progetto sul 25 aprile - aggiunge - e da un cassetto è uscita fuori questa lettera che mi ha molto emozionato. E' di grande attualità, oggi potrebbero scriverla i soldati prigionieri che stanno combattendo in Ucraina o in Medio Oriente". Il partigiano nella lettera si rivolge subito alla madre: "Tu specialmente adorata mamma sii forte, io ho tanto pensato a te e sai bene tutto il bene che ti ho voluto, pensa sempre al tuo amatissimo Walter". "E tu babbo - si legge ancora sulla missiva - sappiti rassegnare, come già lo sono io, vedi che la mia mano non trema?".
Del Carpio, che era nato il 31 maggio del 1923, scrisse queste righe subito dopo la cattura, sapendo che per lui sarebbe scattata all'indomani la fucilazione. La storia è citata anche dall'Atlante delle stragi nazifasciste. Del Carpio, subito dopo l'armistizio, si unì ai garibaldini della formazione Spartaco, che operava principalmente nei dintorni del suo paese natale. Venne prima arrestato dai tedeschi e deportato nel campo di addestramento della divisione San Marco, in Germania nel 1944, poi costretto ad arruolarsi fu rimpatriato con il suo reparto verso la fine dell'estate e dislocato in Liguria. Nel settembre del 1944, però, Walter abbandonò l'esercito della Repubblica sociale italiana per aggregarsi con i partigiani del distaccamento G. Francesco De Marchi, inquadrato nella terza brigata Bacigalupo della sesta divisione d'assalto Garibaldi "Silvio Bonfante"
Infine, tra il 20 e il 23 gennaio 1945, i rastrellamenti fascisti, con gli otto partigiani, tra cui Del Carpio, che vengono incarcerati. Per poi essere fucilati. L'Atlante desume che Walter sia stato immediatamente giustiziato già il 20 gennaio, ma così non è e a rivelarlo è la data riportata in alto della lettera tornata alla luce. Quella sera del 26 gennaio 1945, il ragazzo, a poche ore dall'esecuzione, chiudeva così il suo saluto a mamma e papà: "Vi auguro tanto bene e siate forti, tanto forti, vi bacio per l'ultima volta".
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