Alla Tosse la favola oscura di Emma Dante sulla povertà
di Claudio Cabona
Domenica alle 16 lo spettacolo per bambini "Hans e Gret" ispirato al racconto dei Grimm
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Domenica 24 febbraio, ore 16.00 al Teatro della Tosse arriva "Hans e Gret" regia di Emma Dante. La regista palermitana allestisce uno spettacolo dedicato ai più piccoli portando in scena una delle fiabe più famose dei fratelli Grimm. La prima parte dello spettacolo racconta l'interno di una capanna dove vive una famiglia molto povera: il taglialegna, la matrigna, "Hans e Gret". La capanna vuota e desolata, con i muri scorticati e il pavimento fatto di terra e radici, è ammobiliata soltanto da alcune sedioline sulle quali la famiglia dorme, mangia, si intristisce e si rianima di sogni. Sopra la fiancata di questa catapecchia si appoggia pesantemente un enorme carrubo che spinge la capanna come se si volesse prendere il suo posto. Dalla finestra, ogni giorno, il padre e i due figli attendono speranzosi che il carrubo si riempia di carrubi alleggerendo il suo ammasso di foglie e, nell'attesa, divertiti, seguono con lo sguardo un grosso scoiattolo. Dalla porticina sgangherata entrano continuamente tutti gli spifferi del mondo, e quando c'è vento forte, il taglialegna deve chiudere la porta con un asse di legno e tre chiodi, per evitare che se ne voli via lui, la sua famiglia e tutta la capanna. Da mangiare ci sono solo cipolle per tutta la settimana e la domenica un pezzetto di pane secco. Per colpa della miseria, "Hans e Gret" vengono abbandonati nel bosco dove una vecchia megera li fa prigionieri. Ma i due bambini coraggiosi riescono a uccidere la strega e a ritornare a casa, salvando il padre dalla morte. Una favola tremenda sulla miseria, una riflessione spietata sulla sopravvivenza a scapito dei più deboli. Ma "Hans e Gret" non si arrendono, con allegria superano gli ostacoli e con la fantasia riempiono i piatti per nutrirsi quotidianamente e riuscire ad andare avanti. Durante il racconto i due ragazzini si nutrono di allucinazioni, restando sempre a stomaco vuoto, soltanto alla fine insieme al povero padre mangeranno gli affettati della Crai, tornando precipitosamente alla realtà.
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