Alluvioni in Spagna, il professor Capello (Unige): "Non siamo preparati ai cambiamenti climatici"
di Simone Galdi
Parla l'esperto: "Cura del territorio e autoprotezione sono la chiave per limitare certe terribili conseguenze"
Le terribili immagini provenienti dalla Spagna e in particolare da Valencia sono un monito a non sottovalutare mai gli effetti dei cambiamenti climatici e a tenere comportamenti appropriati (come amministrazione del territorio e come singoli cittadini) per affrontare queste situazioni sempre più frequenti. Le condizioni che hanno permesso lo sviluppo del ciclone sulla Comunità Valenciana sono in parte derivate dalla perturbazione che riguardava anche la Liguria. Abbiamo perciò chiesto a Marco Capello, professore dell'Università di Genova in Oceanografia e Metereologia, di spiegarci se e come siamo preparati a far fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici.
COSA SI PUO' FARE? - "Sappiamo che i cambiamenti climatici sono qualcosa di inevitabile. Il nostro prepararci è soprattutto legato a quello che noi possiamo fare con l'ambiente, tenerlo nelle condizioni migliori possibili, che ci permettano di limitare o ridurre, per quanto possibile, i danni legati a queste situazioni. L'attivazione delle allerte è già un buon modo per cercare di ovviare ad alcuni problemi che potrebbero derivare da queste queste piogge. Certo poi magari non si avverano, perché sono previsioni, non sono certezze. Però è sempre comunque meglio dire "Non è successo niente" piuttosto che trovarsi poi in situazioni purtroppo come Valencia. E se partiamo dal considerare l'ambiente ha la sua fragilità, a tutti gli effetti ci rendiamo conto che dobbiamo veramente guardarlo non con due occh,i con quattro, otto, sedici, cominciando dal far sì che gli alvei dei torrenti siano più puliti".
AUTOPROTEZIONE - "Facciamo cose pensando non di essere immortali, ma di essere più furbi. E quando vediamo che piove molto e incominciamo a vedere che la situazione sta peggiorando, tutti cerchiamo di arrivare a casa: questo già potrebbe essere un qualcosa che non dobbiamo fare, nel senso che se io so che mancano due o tre chilometri per arrivare a casa, ma vedo che le condizioni sono già pericolose, non cerco di tornare a casa a tutti i costi. Perché? Perché la piena può arrivare in qualunque momento, sotto qualunque forma. E io non sono in grado di gestirla".
MONITO - Per il professor Capello, cura del territorio e comportamenti di autoprotezione sono la chiave per limitare più possibile le terribili conseguenze che i fenomeni estremi portano su territori come il nostro: "Queste sono le due cose che secondo me possiamo fare: uno, mantenere il più possibile l'ambiente, non sfruttarlo più del dovuto; due, pensare che noi siamo molto più delicati di una piena di un fiume, molto più delicati di un temporale, di una grandinata eccetera. Quindi cerchiamo di riconoscere i nostri limiti e fermiamoci un passo prima".
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