Arresto Messina Denaro, l'ex procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli a Telenord: "La politica non dimentichi i pericoli della mafia"
di Redazione
Continua l'ex procuratore: "Era uno dei boss mafiosi più potenti, legato agli eventi più tragici compiuti da Cosa Nostra"
"Si deve ringraziare prima di tutto coloro che hanno compiuto questa operazione, un'operazione storica ed un regalo enorme all'antimafia ed alla nosta democrazia. Cosa succederà ora? L'arresto di Messina Denaro arriva dopo una serie di arresti "eccellenti" di esponenti della mafia, latitanti di spessor ecriminale elevatissimo, come Riina, Brusca, Spatuzza, Vitale, Provenzano e oggi Messina Denaro. Tutti sotto la lina di galleggiamento, mai affondati. Cosa nostra e la mafia in generale non è solo un gruppo di individui criminali da arrestare: è un'organizzazione strutturata, un sistema criminale a cui bisogna, anche dopo gli arresti, porre attenzione, perché altrimenti l'opera rimarrebbe incompiuta". Lo ha detto a Telenord Gian Carlo Caselli, ex procuratore di Palermo tra il 1993 e il 1999, riguardo all'arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro da parte delle forze dell'ordine del Ros.
"La forza della mafia? - prosegue Caselli - Sono le relazioni esterne, ovvero i rapporti di copertura, collusione, alleanze, complicità, affari in comune, che legano la mafia a pezzi importanti del mondo legale, come la politica, l'informazione, l'amministrazione...questi sono i punti di forza della mafia, la spina dorsale. E bisogna rivolgersi anche a questo aspetto del problema, il lato oscuro e più nascosto della mafia."
"C'è ancora tanta strada da fare. Il mio invito alla politica, trasversalmente, a non dimenticare la mafia. Perché nelle azioni della politica oggi, e da qualche tempo, è un tema che non c'è più o è messo in secondo piano."
"Messina Denaro è stato il capo indiscusso di Cosa Nostra trapanese, - dichiara Caselli - per poi diventare uno dei più potenti mafiosi dellì'organizzazione. Allo stesso tempo uno dei boss più ricercati nel mondo. Il suo nome è legato alle stragi del 1993, ed il pensiero va alle vittime e ai familari, che aspettano ancora giustizia. Ed all'episodio tragico e tremendo del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e buttato nell'acido solo perché figlio di suo padre. Un episodio disumano."
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