Arresto Messina Denaro, un momento alto e importante della guerra Stato-Mafia
di Redazione
Il commento di Tonino Bettanini, che dal 1991 al 1993 fu a capo dell'ufficio stampa del ministero di Grazia e Giustizia
di Tonino Bettanini*
La cattura di Matteo Messina Denaro segna un momento alto e importante della guerra tra Stato e mafia. Uno scontro che aveva conosciuto nel biennio 1991-1993, quello del “coraggio di Stato”, una forte accelerazione, dotando il fronte delle istituzioni di nuove armi giuridiche e di un’architettura di contrasto coordinata e organizzata (la Procura Nazionale Antimafia e la Direzione Investigativa Antimafia), all’insegna delle intuizioni feconde di Giovanni Falcone che Claudio Martelli e Vincenzo Scotti, dagli avamposti di Grazia e Giustizia e dell’Interno, avevano fatto proprie.
Dopo il settembre nero della mafia (1992), che fa seguito alle stragi di Capaci e di via D’Amelio, e le bombe del 1994, la lotta al crimine organizzato non aveva conosciuto, sul versante delle istituzioni, un fronte unitario e compatto. Viziata da un pregiudizio ideologico, parte della magistratura inquirente (quella che già aveva vigorosamente osteggiato Falcone in vita), cercherà ostinatamente conferma dell’esistenza di un “terzo livello” rappresentato da un asserito dominio e controllo della politica sul crimine organizzato. Un teorema che Falcone aveva sempre criticato aspramente e che trarrà alimento dalla timidezza con cui i resti di una classe politica decimata da “tangentopoli” interpretano, dopo la “decapitazione” politica di Scotti e le dimissioni di Martelli, il seguito della battaglia. Senza coraggio. La gestione del 41 bis ne sarà un penoso esempio.
La guerra alla mafia negli anni a seguire sembrerà pertanto abbandonare completamente il campo dell’oggi e del domani, per ridursi ad una ossessiva ricerca delle responsabilità politiche e investigative di “ieri”, complice una gestione a volte opaca, a volte improvvida, del fenomeno del pentitismo. Per tutti questi motivi la notizia di oggi rappresenta una buona notizia: l’arresto, nel porre termine ad una latitanza durata trent’anni, getta un fascio di nuova e promettente luce sul versante dello Stato restituendo merito e onore ai Carabinieri dei ROS.
*capo dell'ufficio stampa del ministero di Grazia e Giustizia dal 1991 al 1993
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