Autoproduzione, l'UE ribadisce: "Rizzaggio e derizzaggio sono operazioni portuali"
di Marco Innocenti
Scognamillo (Fit Cisl): "Questo perché la tutela della salute dei marittimi deve essere sempre al primo posto"
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E' stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea lo scorso 28 maggio ed è entrato in vigore solo pochi giorni fa. Stiamo parlando del Regolamento UE 2020/697 che, nel modificare parzialmente il precedente Regolamento UE 2017/352 e consentire maggior flessibilità alle AdSP nella riscossione dei diritti d’uso dell’infrastruttura portuale, ha anche ribadito le definizioni già contenute nel Regolamento del 2017 (articolo 2 comma 2) su ciò che è da intendere come "movimentazione merci", riaffermando che lo sono anche rizzaggio e derizzaggio. Operazioni quindi che sono esclusivamente da intendere come operazioni portuali e non marittime. Una conferma che torna d'attualità visto che negli ultimi giorni si sta riaccendendo la discussione sul tema dell'autoproduzione.
"Quello dell'autoproduzione - ci spiega Mauro Scognamillo, segretario generale Fit Cisl Liguria - è problema che abbiamo da tanto tempo. Più volte da parte di alcuni armatori c'è stato tentativo di scavalcare la funzione del lavoratore portuale per utilizzare propri marittimi ma il problema va scisso in quelli che sono i due caposaldi della questione: il primo è la salvaguardia del lavoro per quel che riguarda la Compagnia Unica e il secondo è la tutela dei diritti dei lavoratori marittimi, che spesso vengono sfruttati in assoluta inandempienza delle regole di tutela della loro salute".
"Abbiamo spesso visto navi che arrivavano in banchina già completamente derizzate - prosegue Scognamillo - quindi vuol dire che, in navigazione, i marittimi era chiamati a derizzare i mezzi a bordo e questo non è pensabile che venga accettato in una società civile, perché la salvaguardia della salute è il primo fattore da mettere sul piatto della bilancia. Non possiamo pensare che nel 2020 ci sia il coronavirus che uccide e ci siano anche alcuni datori di lavoro, ancorché armatori internazionali, che pensano di poter fare a meno delle regole di tutela della salute dei lavoratori".
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