Calcio, Nazionale, Gravina: "Mancini mi ha offeso, la verità è il contrario di quel che ha detto, doveva dirmi certe cose guardandomi negli occhi"
di Stefano Rissetto
Il presidente Figc dà la sua versione delle improvvise dimissioni dell'ex ct azzurro, in predicato di guidare la selezione dell'Arabia Saudita
Nella tarda sera del 13 agosto, con l'Italia in ferie, per mezzo di una Pec spedita all'indirizzo della Federcalcio il ct della Nazionale di calcio italiana Roberto Mancini, in carica dal 2018 e campione d'Europa 2021, si è dimesso.
Accreditato di una ricchissima offerta dall'Arabia Saudita, si parla di un triennale a 60 milioni a stagione, nei giorni successivi alle dimissioni "Bobby Gol" ha dato la sua versione dell'abbandono, parlando di un progressivo isolamento perpetrato ai suoi danni dai vertici federali, con conseguente venir meno del rapporto di fiducia. Un chiaro atto d'accusa verso il presidente Figc Gabriele Gravina.
Tocca adesso al capo del calcio italiano, in un'intervista al Corriere della Sera, fornire la sua interpretazione dell'accaduto. "Ci sono rimasto male. Non porto rancore – spiega Gravina al quotidiano di via Solferino – ma i tempi di questo divorzio mi lasciano perplesso".
"Roberto non mi ha mai detto - afferma Gravina - che voleva andarsene. È stato un fulmine a ciel sereno. Ho sentito parlare di dimissioni per la prima volta dalla moglie, Silvia Fortini, che è il suo avvocato, il giorno prima che arrivasse negli uffici della Federcalcio una pec formale. Considerati i rapporti personali avrei apprezzato di più se Mancini mi avesse espresso la sua volontà guardandomi negli occhi".
Eppure uno scricchiolio si era percepito in precedenza: "Ho ricevuto un messaggio l’8 agosto, sempre dal suo avvocato, in cui manifestava il disagio sulla clausola di uscita nel caso non ci fossimo qualificati per l’Europeo. Niente altro".
"Adesso – conclude – continuo a chiedermi perché Mancini abbia detto certe cose. E mi chiedo se le ha dette per davvero, perché sa benissimo che la realtà è il contrario esatto di quanto ha dichiarato. Tutti e tre, io, Roberto e Silvia, sappiamo cosa è successo veramente".
Gravina ribatte anche ai rilievi sul venir meno della fiducia nel ct: "A Palermo, dopo la sconfitta con la Macedonia del Nord che ci è costata il Mondiale in Qatar, sono andato in conferenza con lui. Ho messo la mia faccia per difendere la sua. Se non avessi avuto fiducia lo avrei messo sotto contratto sino al 2026? E lo avrei promosso coordinatore dell’Under 21 e Under 20?".
La rivoluzione dall'alto dello staff? "Questa poi è grossa. Solo Evani, che non ha accettato un altro ruolo, era uscito. Peraltro, stiamo parlando di un allenatore che faceva parte degli organici federali ed è entrato prima di Roberto. Gli altri sono rimasti. Lombardo e Nuciari, che avevano altri incarichi, sarebbero tornati a Coverciano nei giorni di Nazionale. E abbiamo rafforzato il gruppo con Barzagli e Gagliardi indicati da lui".
Gravina ricostruisce il rapporto con Mancini: "Amicizia e professionalità. Non ho mai invaso il campo, mai suggerito un giocatore, mai ho chiesto la formazione. Non meritavo parole così".
Gravina torna anche sulla rimostranza di Mancini, secondo il quale il presidente avrebbe potuto fermarlo non accettando le dimissioni. "Eliminando la clausola? Stendiamo un velo pietoso. Più facciamo certi discorsi e più l’amarezza cresce. Le motivazioni di Mancini sono deboli e superficiali".
Sulla pista saudita, che secondo alcuni sarebbe alla base delle dimissioni, Gravina osserva: "Leggo, come tutti. A me non ha detto niente. Se fosse così avrebbe potuto parlarmene. Ciascuno di noi vive alcune fragilità, le sue le avrei comprese. Se andasse in Arabia sarà lui a spiegare le ragioni della sua scelta".
"Non voglio alimentare ulteriori polemiche. Ma sono state dichiarazioni sconfortanti, inappropriate e offensive nei miei confronti. Non rinnego il rapporto di amicizia con Roberto, che ha sempre dimostrato stile. Spero riveda la sua posizione. Anzi, vado oltre e vi dico: chiamatelo - conclude - perché non posso credere che si sia espresso così»
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