Caso Toti: udienza riesame finita, Procura ferma sui domiciliari, decisione entro un paio di giorni
di Carlotta Nicoletti
Savi, difensore del governatore: "Non sussistono più i requisiti di questa misura o, quanto meno, lo sono adesso in forma attenuata"
È durata un'ora e mezza l'udienza davanti al Riesame per discutere l'appello per la revoca degli arresti domiciliari a cui è sottoposto, dal 7 maggio, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Il governatore non era presente. I giudici si sono riservati e la decisione arriverà in un paio di giorni.
"Ho ribadito le richieste di questa difesa - ha spiegato l'avvocato Stefano Savi - perché per noi non sussistono più i requisiti di questa misura o, quanto meno, lo sono adesso in forma attenuata. La procura ha insistito nella sua posizione e cioè che il governatore deve rimanere ai domiciliari".
Il legale ha chiesto in via principale la revoca della misura e in via subordinata l'obbligo di dimora ad Ameglia o il divieto di dimora a Genova. "In caso di attenuazione - ha continuato il legale - scatterebbe comunque la sospensione in base alle legge Severino. Ma alla procura non va bene, hanno sostenuto che non cambia niente per quanto riguarda il rischio di inquinamento probatorio o della reiterazione del reato".
I pm Federico Manotti e Luca Monteverde, presenti in aula, hanno spiegato di avere ancora bisogno di tempo per individuare altri testimoni da sentire e quindi per questo Toti non può essere lasciato libero perché, a loro avviso, potrebbe ancora influenzare i funzionari e dipendenti della Regione. "Secondo noi - ha concluso Savi - il tempo per sentire i testimoni c'è stato e ci vuole qualcosa di concreto per mantenere la misura coercitiva. Non si può solo immaginare che in futuro ci possano essere ancora comportamenti non corretti. Anche perché il comportamento del presidente è sempre stato esemplare".
Poco dopo l'uscita del'avvocato Savi da Palzzo di Giustizia è stato ha rilasciato la dichiarazione facendo il punto di quanto accaduto oggi: "Abbiamo sostenuto davanti al Tribunale del Riesame le ragioni per le quali riteniamo, oltre due mesi di custodia cautelare, questa misura oltremodo afflittiva e non necessaria per la tutela della inchiesta, nei confronti di un Governatore che, bene ricordarlo, non è accusato di aver intascato ne’ un euro ne’ una utilità personale, ma solo di finanziamenti pubblici e registrati alla propria forza politica.
E abbiamo proposto al Tribunale stesso una serie di misure che riterremmo maggiormente coerenti con i dati di fatto e di diritto. A partire, ovviamente, da quella che riteniamo più confacente, la totale revoca degli arresti domicialiri, ma anche altre, in grado di equilibrare in qualche modo le esigenze politiche, istituzionali e personali con quelle dell’inchiesta: il divieto di dimora a Genova, che manterrebbe, per la Legge Severino, la sospensione dall’incarico istituzionale di Presidente ( analoga misura fu adottata in un precedente recente, il caso Pittella, in Basilicata), ovvero l’obbligo di dimora nel Comune o Provincia di residenza, che, pur annullando la sospensione della carica istituzionale, tuttavia ne sottoporrebbe l’esercizio ad un fattivo controllo del Giudice, autorizzante ogni spostamento ( analoga misura fu applicata, sempre in tempi recenti, al caso a Oliverio in Regione Calabria )
E, in ultima analisi, la cancellazione del divieto assoluto di comunicazione, fatti salvi i contatti diretti con persone collegate all’ inchiesta in corso.
Ciascuna di queste misure, con modalità diverse, appare tale da riequilibrare, almeno parzialmente, le esigenze di inchiesta a quelle di agibilità politica e istituzionale del Governatore.
Un equilibrio che anche la Corte Costituzionale ritiene indispensabile nella sua giurisprudenza e non valutato adeguatamente nel caso di specie, come sottolinea un parere elaborato ad hoc dal Presidente Emerito della Corte Costituzionale, prof. Sabino Cassase, che abbiamo sottoposto all’attenzione del Tribunale congiuntamente alle nostre istanze. ( in allegato a questo Comunicato Stampa).
Quanto ai temi ritenuti dal GIP ostativi alla cancellazione della misura domiciliare, rileviamo che da quella pronuncia e’ trascorso un ulteriore mese.
In questo tempo, per quanto riguarda il rischio di reiterazione del reato, sono sopraggiunti fatti novativi che lo rendono anche astrattamente impossibile.
Il commissariamento del Porto di Genova rende impraticabile ogni azione di influenza sulla struttura, come citato dal Gip relativamente al Piano Regolatore, per mero esempio. La conclusione delle pratiche relative all’apertura dello Store Esselunga citato nelle indagini, la cui definitiva approvazione è stata deliberata dalla Giunta Regionale al termine dell’iter istruttorio degli uffici nella prima settimana di giugno, in assenza ovviamente del presidente.
Ad oggi, non risultano analoghe pratiche pendenti in Regione anche solo astrattamente possibili oggetti di interesse.
Ove possa avere qualche indiretta incidenza, occorre rilevare anche la chiusura di ogni rapporto di lavoro tra Iren e il coimputato Signorini. Quanto alle elezioni, le prossime previste riguardano il rinnovo del Consiglio Regionale, e non possono ritenersi rischio ne’attuale, visto la distanza di un anno e tre mesi dalla loro celebrazione, ne’ concreto, visto che il Presidente non parteciperà.
Occorre inoltre ricordare che, per la modalità stessa con cui i reati contestati sarebbero stati commessi, versamento di denaro registrato secondo i termini di legge alla forza politica del Governatore, tale reiterazione appare logicamente impossibile.
Ne’ scaturiscono dalle indagini altre modalità di versamento di denaro, diretto o indiretto.
Quanto al rischio di inquinamento probatorio, se esso appariva improbabile dopo 4 anni di inchiesta il 7 maggio scorso, quando la misura cautelare ebbe inizio, appariva assai improbabile un mese fa alla pronuncia dei GIP, oggi, dopo due mesi di arresti, ciò appare insostenibile per altro mancando ogni riferimento a concretezza e attualità.
Tutti i fatti sono stati accertati, i testimoni ascoltati, le documentazioni acquisite. Ma c’è di più: Toti non ha mai contestato, ma anzi, confermato ai Procuratori, la ricostruzione fattuale di ogni evento.
Ovvio che il Presidente Toti, come ha già dichiarato ufficialmente, si asterrà da comportamenti analoghi almeno fino alla pronuncia dei giudici di merito, non fosse altro per tutelare se stesso da nuove accuse facilmente riscontrabili agli inquirenti".
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