Cinque Terre, straordinario avvistamento del 'diavolo di mare' a Monterosso
di Redazione
Presidente del parco Donatella Bianchi: "Trovare una specie così rara mostra l'ampia biodiversità delle Cinque Terre"
Una serie eccezionale di avvistamenti di diversi esemplari di mobula mobular, comunemente nota come 'diavolo di mare' e impropriamente spesso definita 'manta mediterranea', si sono registrati negli ultimi giorni nell'area marina protetta del Parco nazionale delle Cinque Terre. Lo rende noto la presidente del parco Donatella Bianchi rimarcando che "gli avvistamenti di specie considerate a rischio di estinzione sono sempre buone notizie". "È piuttosto raro incontrare tale specie che predilige maggiormente mari tropicali e temperati e che spesso nuota, anche in piccoli gruppi, vicino alla superficie, avvicinandosi raramente alla costa. - illustra il parco in una nota - È una tipica specie pelagica. L'ultimo avvistamento risale a ieri mattina al largo di Monterosso dove gli operatori dell'area marina protetta hanno liberato uno splendido esemplare rimasto purtroppo impigliato in un attrezzo da pesca". Si tratta di una specie non frequente inserita nella lista rossa dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) come minacciata, protetta da numerose convenzioni, molto sensibile ai cambiamenti climatici e alla pesca accidentale. "La concentrazione di avvistamenti così frequenti sotto costa in un periodo di particolare frequentazione antropica, è sicuramente un segno della ricchezza di biodiversità dell'area marina protetta delle Cinque Terre e dell'area più vasta del Santuario Pelagos, - sottolinea il parco - ma anche un fatto straordinario da attenzionare, che potrebbe coincidere con la presenza di una temperatura più fredda rispetto alla media stagionale riscontrata nel Mediterraneo occidentale". È chiamata 'diavolo di mare' per le due creste cefaliche grandi e mobili e presenti sul capo, può superare i tre metri di lunghezza, e non è considerata aggressiva o pericolosa. L'unica minaccia per l'uomo è la presenza di un aculeo tagliente, posizionato sulla coda. "I biologi sono al lavoro per capire se si tratti di passaggi sporadici o se diventeranno frequenti. - spiega Bianchi - per raccogliere le informazioni necessarie a capire la compatibilità tra alcune tipologie di pesca, sportiva o professionale e la salvaguardia della specie. Poco si sa di questo lontano parente dello squalo".
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