Crisi Mar Rosso, Piacenza (AdSP): "Aumenterà costo dei noli, dei combustibili e delle polizze assicurative"
di Filippo Serio
Il commissario dei porti di Genova e Savona: "Evitando il canale di SUeza, le navi circumnavigano l'Africa con ritardi di 15 giorni sulla rotta"
La forte crisi che sta attraversando il Mar Rosso, dove le navi che transitano nel canale di Suez vengono prese di mira dagli attacchi Houthi nello Yemen, avranno ripercussioni sull'economia mondiale, e allo stesso modo sui porti della Liguria.
Attraverso il canale di Suez transitano mediamente 19.000 navi all’anno (circa 50 al giorno). Di queste più del 25% sono navi porta container. Le rotte via Suez con Middel east e Far east sono le rotte principali dei porti del sistema portuale del Mar Ligure Occidentale (Genova, Savona Vado Ligure).
Nel 2023 (periodo gennaio-novembre) i traffici da Genova via Suez (Far East, Middle East, Oceania e East Africa) hanno rappresentano circa 10 milioni di tonnellate su 44 milioni di tonnellate, pari al 22% del totale.
Afferma il Commissario dei porti di Savona e Genova Paolo Piacenza: “Le navi che non passano dal Canale di Suez dovranno circumnavigare l'Africa allungando il viaggio di circa 15 giorni per raggiungere i porti del Mediterraneo e questo avrà un effetto sostanziale sui costi dei beni perché aumenteranno i noli, i costi dei combustibili e delle polizze assicurative. Dal lato della puntualità dei servizi marittimi ci attendiamo, così come era successo anche nel periodo dell’emergenza COVID, momenti di forte congestionamento in banchina con una conseguente riorganizzazione della logistica e del lavoro portuale alternati invece a momenti di bassa operatività. Occorrerà essere in grado di gestire al meglio questa criticità per limitare il più possibile ripercussioni negative a lungo termine.”
Dal punto di vista del trasporto contenitori, transita da Suez oltre il 40% dei traffici pari a circa 1.000.000 di TEU (unità di misura del traffico container twenty-foot equivalent unit).
Il mercato di riferimento interno dei Ports of Genoa è quello del Nord Italia, quindi import/export italiano verso paesi extra Suez.
Sono circa 5 i servizi settimanali che collegano Genova e Far East con navi con capacità compresa tra i 13.000-15.000 TEU.
A dicembre si è registrato il mancato approdo di 4 navi contenitori causa allungamento rotta. Le navi al momento sono confermate ma si temono, come già avvenuto nel caso COVID, fenomeni di congestione alternati a periodi di bassa operatività. Si tratta di un aspetto che va a sommarsi a una tendenza già in atto a causa della ristrutturazione (concentrazione) di alcuni servizi da parte delle maggiori compagnie armatoriali.
La circumnavigazione dell’Africa aggiunge circa 10 giorni di navigazione ed extra costi di bunkeraggio fino a un milione di euro per ogni viaggio tra Asia e Nord Europa. Per arrivare a Genova i giorni extra sarebbero 15.
Gli effetti di più lungo periodo sono incerti e dipendono da quanto vengano percepiti come permanenti i rischi per la navigazione attraverso Suez. In generale, gli effetti potrebbero riguardare un rafforzamento di politiche di reshoring in Europa e nell’area del Mediterraneo con una ristrutturazione di parte dei traffici verso il Ro-Ro ed una revisione nell’organizzazione dei traffici, con meno toccate di navi di grandi dimensioni, concentrate all’imbocco del mediterraneo e redistribuzione via feeder, con navi di minori dimensioni, sui porti interni al bacino. Altre modalità di trasporto (via ferrovia o miste) potrebbero essere sviluppate, ma al momento pare difficile stimarne tempi, costi e impatti.
Anche in uno scenario di crisi prolungata, il mercato interno del Nord Italia pare difficilmente aggredibile dai porti nord europei che, viceversa, sarebbero favoriti nel mantenere l’attuale ruolo dominante sulle aree del centro Europa che gli scali del sistema hanno iniziato a servire e che, in prospettiva, rappresentano potenzialmente uno dei nostri principali fattori di sviluppo.
Gli effetti del fenomeno sono ancora difficilmente valutabili o quantificabili. Almeno nel medio termine. Restano ferme le considerazioni sulla natura del mercato di riferimento, particolarmente radicato, la cui aggressione richiederebbe un rilevante sforzo nella riorganizzazione della catena logistica.
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