Ddl sicurezza, un centinaio di persone in protesta in Prefettura contro "la legge liberticida"

di Riccardo Olivieri

5 min, 34 sec

Ogni norma inserita in questo disegno di legge è fonte di polemiche per gli inasprimenti delle pene e l'introduzione di nuovi reati, che spesso erano già puniti

Ddl sicurezza, un centinaio di persone in protesta in Prefettura contro "la legge liberticida"

Per chi ha poco tempo
1️⃣ Un centinaio di manifestanti a Genova contro il Ddl sicurezza, definito "liberticida".
2️⃣ Il disegno di legge prevede provvedimenti contro migranti, carcerati e dissenso, come pene più severe per chi protesta.
3️⃣ A rischio le libertà di manifestazione pacifica e il diritto di protesta per i lavoratori.

La notizia nel dettaglio

"Lo chiamano Ddl sicurezza ma la sicurezza di chi è?": è questa domanda di una manifestante a descrivere il senso della protesta che si è tenuta davanti e alla Prefettura di Genova, contro un disegno di legge - approvato alla Camera il 18 settembre dello scorso anno e che in queste settimane verrà discusso dal senato - che il centinaio di persone che ha sfidato la pioggia per partecipare ha definito all'unanimità "liberticida". "Vogliono restringere gli spazi di dissenso - prosegue la manifestante -. La sicurezza è quella di chi sta nelle torri d'avorio e di chi tiene il manganello dalla parte del manico. Non è quella delle cittadine e dei cittadini, neanche quella dei migranti, dei carcerati e delle donne incinte".

Proposte controverse - Il disegno di legge prevede norme che sembrano create ad hoc proprio per le categorie sopra citate. Per quanto riguarda i migranti l'articolo 29, che alcuni esponenti dell'opposizione hanno definito "norma anti-Ong", prevede l'inasprimento delle pene per i comandanti delle navi (con qualsiasi bandiera) che commettono atti di resistenza o ostilità verso navi militari italiane o che non rispettano l'ordine di fermarsi; poi si vuole inserire la possibilità di arrestare donne incinte o con figli con meno di un anno in strutture a loro destinate, pensato per le "borseggiatrici delle metropolitane" che oggi proprio per questi motivi non finiscono in carcere.

Carceri - Per quanto riguarda gli istituti penitenziari il discorso è più lungo e complesso. Si vuole inserire con l'articolo 26 della legge il reato di "rivolta all’interno dell’istituto penitenziario", condotta che evidentemente viene già sanzionata. Il problema è che in questo articolo si andrebbe ad infliggere una pena che va da 1 fino a 8 anni di reclusione (che con le aggravanti possono addirittura diventare 20) per chi organizza o promuove proteste in carcere anche nel caso di "resistenza, anche passiva, all’esecuzione degli ordini impartiti". Questa è una dicitura considerata particolarmente problematica perché può riguardare la disobbedienza pacifica alla polizia penitenziaria da parte dei detenuti, per cui anche in questo caso sono già previste sanzioni con le norme attuali. C'è poi il time dell'articolo 415 del codice penale, "Istigazione a disobbedire alle leggi", che viene aggravato aggiungendo un terzo della pena (dai sei mesi ai 5 anni) nel caso venga commesso in carcere; infine nell'articolo 27 del ddl si va ad aggiungere un nuovo reato per le rivolte violente nei centri di accoglienza per migranti, anche per coloro che organizzano o promuovono rivolte "mediante atti di resistenza anche passiva".

"Reprimere il dissenso" - L'aspetto che tutti i partecipanti alla protesta sottolineano è la "volontà di reprimere il dissenso" e proprio per manifestare questo aspetto molti avevano un bavaglio sulla bocca, oltre a mostrare manifesti dove si citano passaggi del disegno di legge seguiti dalla scritta "grazie ma no grazie", citazione dalla canzone presentata da Willie Peyote al Festival di Sanremo. Questo è il quadro in cui si incastra questo pezzo della polemica. È stato introdotto il reato di blocco stradale, che da illecito amministrativo diventa quindi penale, per cui è prevista una pena di un mese di reclusione, che raggiunge un minimo di sei mesi e un massimo di due anni se a mettere in atto il blocco sono più persone riunite. Per deturpamento dei beni pubblici si passa da 1-6 mesi di reclusione a 6-18 mesi, che possono raggiungere i 3 anni e i 12mila euro di multa in caso di comportamento recidivo. Il danneggiamento viene infine separato dagli "atti vandalici": il massimo della pena passa da 3 a 5 anni di reclusione con multe fino a 15mila euro. "È l'insieme dei provvedimenti che preoccupa - spiega un manifestante -. Tutti questi provvedimenti possono, per esempio, impedire ai lavoratori di protestare, oltre a colpire le manifestazioni pacifiche dei giovani". "Si rischia di non poter manifestare per i licenziamenti" dice un altro manifestante, che cita l'esempio dei lavoratori di Fincantieri nel 2012: "Oggi che fine avrebbero fatto?". "Per noi la sicurezza è strade sicure, scuole sicure - spiega una donna -. Le strade sicure non sono quelle pattugliate, sono quelle frequentate e con negozi aperti, dove non si aprono buche e non ci sono frane. La sicurezza è ciò che può salvaguardare la vita dei cittadini".

Occupazioni - Un ultimo passaggio del disegno di legge, legato all'attualità politica del periodo in cui è stato presentato ovvero il dibattito su Ilaria Salis, riguarda l'occupazione delle case. L'articolo 10 istituisce il reato di "occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui": da 2 a 7 anni di detenzione per chi "mediante violenza o minaccia occupa o detiene senza titolo un immobile", fattispecie che viene già sanzionata da tre articoli del codice penale.

Istituzioni e associazioni - Il segretario generale della Camera del lavoro di Genova Igor Magni ha parlato di "paura delle persone che protestano per i propri diritti" causata dalla "deriva autoritaria di questo governo e delle destre europee e internazionali, dove si cerca di limitare il campo democratico, dove si pensa di risolvere problemi con risposte terrificanti, come aumenti delle pene per ch fa blocchi stradali o per chi compie resistenza passiva". Secondo Magni il governo dovrebbe "ascoltare le parti sociali, aprirsi alla società civile e pensare ai tanti problemi legati alla povertà, come l'accesso alla scuola, le difficoltà degli stranieri".

Secondo il referente di Libera Genova Antonio Molari "vengono neutralizzati gli anticorpi che garantiscono la democrazia. È un decreto che punta a restringere le libertà delle persone. Non capiamo perché il decreto sicurezza non possa essere un qualcosa che garantisca la prevenzione della criminalità".

Presente anche Simona Cosso di Alleanza Verdi e Sinistra: "Ci siamo messi una benda sulla bocca perché vogliamo rappresentare cosa arriva a fare questo ddl. Lede le libertà costituzionali, la libertà di protestare. Non possiamo ridurre questo spazio ai cittadini, soprattutto in un momento dove le cose non vanno bene. Diciamo no al ddl paura, no al ddl sicurezza".

Partecipanti - Hanno aderito alla mobilitazione Cgil, Anpi Genova, Comunità di San Benedetto al Porto, Arci Genova e Liguria, Libera, Sunia, Federconsumatori, Acli Liguria, Rete studenti Genova e Liguria, Auser Genova e Liguria, Legambiente Liguria, UDI Genova, Il Ce.sto, Sinistra Universitaria, Giuristi Democratici Genova, Coordinamento Democrazia Costituzionale Genova, Music for Peace, Comitato ligure scuola e Costituzione, Libertà e giustizia. 

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