Diga di Genova, la Lista Sansa: "La sentenza del Tar dimostra che i nostri dubbi sul progetto erano fondati"
di Redazione
Per la Lista Sansa questa vicenda deve anche far accendere i riflettori sulla questione degli intrecci tra politica e grandi imprese di costruttori
“La sentenza del TAR della Liguria che annulla l’affidamento dei lavori per la nuova diga al consorzio guidato da Webuild dimostra che i nostri dubbi sul progetto e sull’iter accelerato tanto caro a Bucci, Toti e Signorini erano fondati”.
Così i consiglieri regionali della Lista Sansa, Ferruccio Sansa, Selena Candia e Roberto Centi.
“Bucci e Toti devono prendersi la responsabilità del rischio enorme cui hanno esposto tutti noi- rincara Ferruccio Sansa - c'è il rischio che ritardi ed extracosti ci facciano perdere i finanziamenti europei. E adesso anche il rischio di colossali risarcimenti dovuti alle imprese che hanno presentato ricorso. Il piglio da cow boy con cui è stata condotta l'operazione diga rischia di costare a tutti noi miliardi di euro di soldi pubblici”.
“Il paradosso è che per non perdere i fondi del Pnrr, agendo in emergenza, con modifiche e senza ripensare il codice degli appalti - sottolinea Selena Candia - ora si rischia un enorme danno erariale, quindi esborso di soldi pubblici, per risarcire il consorzio arrivato secondo nella gara per la diga”.
“Gli inevitabili ritardi, già palesi persino nella fase iniziale, nel migliore dei casi costringeranno ad accelerare a tal punto le procedure previste dalla catena degli appalti che sarà sempre più probabile un rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata, già ora molto alto", aggiunge il consigliere e presidente della Commissione Regionale Antimafia Roberto Centi.
Per la Lista Sansa questa vicenda deve anche far accendere i riflettori sulla questione degli intrecci tra politica e grandi imprese di costruttori. “Webuild che con il ‘Modello Genova’ di Toti e Bucci ottenne i lavori per la ricostruzione del Ponte San Giorgio, con il Governo Meloni realizzerà lavori per quasi 30 miliardi, tra ponti (compreso quello sullo Stretto di Messina), dighe e ferrovie - concludono i tre consiglieri regionali -. Prima o poi bisognerà affrontare la questione del ruolo che sta assumendo quest’impresa ’asso pigliatutto’ con soci privati e pubblici. E con il rischio di un ruolo enorme della politica”.
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