Elezioni, Anna Orlando (Vince Genova) a Telenord: "Siamo una città-museo, dobbiamo valorizzarla come meta turistica culturale"

di Carlotta Nicoletti - Matteo Cantile - Stefano Rissetto

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"La sfida è riuscire a intercettare, veicolare, trasformare gradualmente il successo numerico del turismo orientandolo verso la cultura"

Ospite di un TgnToday a Telenord, la storica dell'arte e manager culturale Anna Orlando, candidata per il centrodestra nella lista 'Vince Genova' a sostegno di Pietro Piciocchi, rispondendo alle domande di Carlotta Nicoletti, del direttore Matteo Cantile e di Stefano Rissetto illustra ambizioni e programmi per il futuro della città.

Perché la candidatura - "Cosa si intende per politica? Se torniamo all'origine della parola, è chiaro che politica vuol dire amore per la propria città e amore per gli altri. E sinceramente il percorso che ho fatto, soprattutto negli ultimi sette anni, dove ho lavorato come consulente con progetti culturali per la città, sono stati anni di grande importanza per me, per capire come la professionalità, le competenze anche tecniche — ma insomma il sapersi muovere in un determinato mondo e in un determinato ambiente — possa portare valore aggiunto lavorando con gli altri e ovviamente all'interno delle istituzioni. È ovvio che hai più margini di manovra, puoi essere più incisivo, quindi, diciamo, sarebbe un salto dal punto di vista proprio delle potenzialità per poter decidere e fare cose, che è quello che mi piace di più".

Le criticità ereditate dalla sinistra nella gestione culturale - "Forse i genovesi si sono dimenticati, o forse non hanno mai saputo, in che stato sono state trovate le strutture della cultura nel momento in cui c'è stato il passaggio dalla sinistra al centrodestra. La situazione patrimoniale dei musei? Un esempio forse più eclatante, per chi conosce il lavoro che c'è stato — ma forse non per i cittadini — era una situazione drammatica, sostanziale. Mentre tutti i musei, la maggior parte dei musei, erano a rischio chiusura. Questo vuol dire che, se noi stiamo a giocare con i numeri — perché siamo cresciuti, perché non siamo cresciuti, dove abbiamo fatto grandi performance — noi dobbiamo, per essere onesti, ricordarci che abbiamo dovuto chiudere i musei per fare delle manutenzioni straordinarie, per mettere a norma e in sicurezza. Cioè, banalmente non erano in regola per l’antincendio, non erano in regola dal punto di vista della sicurezza, c’erano strutture che cadevano a pezzi. Cioè una situazione, quella sì veramente apocalittica — non quella che ci vogliono raccontare adesso".

Interventi fatti: strutture e personale - "Ci si è messi di buona lena a intervenire, innanzitutto sulle strutture. Dopodiché si è agito sul personale. Noi abbiamo assunto in questi anni, abbiamo cambiato il management all’interno delle strutture che fanno cultura — musei, biblioteche, teatri — e abbiamo svecchiato la classe che in qualche modo dirige e gestisce questi spazi. Lo svecchiamento è fondamentale. Noi abbiamo ereditato una situazione in cui i soliti noti si parlavano addosso, se la raccontavano con la presunzione di dire: “La cultura siamo noi, voi non capite niente".

Villa Croce e Museo Chiossone - "Non tutti sanno che Genova conserva la più grande collezione numerica di opere di arte giapponese al di fuori del Giappone, perché c'è un genovese che appunto si chiama Chiossone e che donò alla città tutto quello che era riuscito a raccogliere quando lavorava in Giappone. E anche Villa Croce, certo: noi lasciamo un’eredità alla prossima amministrazione, ma ci sono dei progetti già in corso. Chiossone è uno dei musei che è stato chiuso con degli interventi strutturali importanti: c’era il terrazzo che è stato rifatto completamente, e ci sono ancora delle migliorie da fare, ma lo abbiamo restituito e lo abbiamo riaperto. Villa Croce in questo momento è chiuso. Perché? Perché è uno dei musei che non era accessibile. Attenzione: noi a Genova abbiamo una situazione assolutamente speciale. Quando ho messo mano al nuovo sito dei musei — altra cosa che abbiamo ereditato, un sito dei musei di Genova assolutamente inconsultabile — abbiamo digitalizzato 75.000 nuove schede. Comunque, perché siamo speciali? Andate a vedere il sito dei musei genovesi. Noi siamo speciali perché i musei sono disseminati sul territorio, perché sono molto vari, ma anche perché abbiamo come sedi dei palazzi, dei castelli, delle ville ottocentesche, come nel caso di Villa Croce. La conseguenza logica è che gli standard di oggi non possono permettere la visita a edifici che non hanno, per esempio, l’accessibilità. Finalmente, dopo tanti anni, la nostra amministrazione è riuscita anche — attenzione — intercettando finanziamenti, perché tutti questi interventi non sono solo delle casse del Comune, quindi dei soldi del cittadino. C’è tutto un lavoro di collaborazione, vuoi col privato, vuoi intercettando finanziamenti ministeriali, europei o di altri partner. Villa Croce finalmente avrà un ascensore. Quello è il museo di arte contemporanea, sul quale ovviamente si deve discutere, perché anche lì abbiamo ereditato una situazione in cui nel museo di arte contemporanea si facevano le mostre per 'noi', solo noi pochi che ce ne intendiamo, e il resto era lasciato fuori".

La sfida dei Forti di Genova - "Il tema dei Forti è molto più complesso, proprio per l’entità della struttura. Diciamo quindi che stiamo parlando di numeri importanti anche dal punto di vista dell’investimento. È uno dei grandi sogni, delle grandi visioni — inteso come visione. Secondo me è assolutamente corretto, percorribile. Bisogna sognare, questo è: la cultura ci aiuta a sognare. Ma ovviamente noi siamo alla ricerca di un equilibrio, quindi l’ascolto del territorio e l’ascolto delle esigenze del territorio. Questo vale un po’ per tutto. Quindi l’assestamento rispetto a quanto fatto fino adesso, in questo nuovo programma, è certamente all’insegna dell’ascolto".

Genova città museo - "Nel mio programma ho due punti. Un primo punto si chiama “culturismo”: cultura e turismo. L’altro è “Genova, città museo”. Come i musei sono speciali, anche la nostra città è speciale. Quindi non è seconda a Roma, non è seconda a Firenze, non è seconda a Venezia. Ma dobbiamo capire perché e su che cosa fare forza. Perché Genova città museo? Perché, se vogliamo, parliamo anche di numeri. Se noi parliamo dei numeri dei musei e diciamo che sono più bassi, come ci hanno voluto dire qualche giorno fa allora noi siamo città museo. Quindi i visitatori dei nostri musei — lasciamo perdere quelli chiusi — vanno sommati ai visitatori, per esempio, dei Rolli. È tutta la città che è un museo, nel senso di avere la dignità di essere una delle mete di città d’arte assolutamente importanti. Il cambio è proprio nella mentalità, ma nell’approccio, ossia nella gestione non a compartimenti stagni — quindi non musei, teatri, biblioteche, palazzi, centro storico e così via — ma un sistema, lavorando in rete e mettendo a sistema. Ecco che noi facciamo la differenza. Perché nella rete anche le piccole realtà diventano potenziate e c’è una valorizzazione reciproca. E poi sul turismo: la sfida dopo la crescita è su questo. Penso che i numeri — per fortuna — li sanno leggere tutti. E diciamo che la crescita è stata evidente. Se noi riusciamo a intercettare, veicolare, trasformare gradualmente il successo numerico del turismo verso la cultura, intrecciando l’offerta e anche variando l’offerta, ecco che l’offerta culturale che c’è sarà performante".

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