Sukkar a Venti e Trenta: “Alimentazione incontrollata espone a maggior rischio Covid”
di Anna Li Vigni
I disturbi dell'alimentazione crescono del 30%. Elisa Amelia esce dall'anoressia e fonda un'associazione
L'aumento dell'isolamento sociale e l'impoverimento della vita di relazione a causa della pandemia, determinano una crescita e un peggioramento dei disturbi alimentari.
Gli ultimi dati a disposizione indicano nei primi tre mesi del 2021 un aumento del 30% dei casi di patologie di disturbi dell'alimentazione come anoressia e bulimia. Altra disfunzione del comportamento alimentare è il binge eating disorder. Anche questo è in crescita.
Avere a disposizione più cibo e non fare attività fisica, sono causa di "addiction" e quindi di un incremento degli episodi compulsivi dell'alimentazione incontrollata.
"C'è stato un profondo calo verticale dell'offerta assistenziale. Si parla poco di queste patologie. La paura delle infezioni e l'isolamento sociale possono causare ricadute. Le imposizioni, in generale, possono causare ricadute aumentando la rabbia e la paura del contagio. Questo può portare ad uno scarso controllo della situazione. A causa dell'isolamento le persone trovano soddisfazione nelle abbuffate e spesso avviene l'utilizzo di diuretici. Per i giovani si è aggiunta la difficoltà di condivisione dei luoghi: il dover stare a casa e in famiglia, per seguire le lezioni on line.
Malnutrizione e Covid e obesità e Covid. La maggior parte delle persone che soffre di disturbi dell'alimentazione è a maggiore rischio di infezione da Covid-19. Gli studi hanno messo in evidenza che l'obesità e il diabete sono fortemente correlati con le grandi complicanze", spiega il dottor Samir Sukkar.
"Categoria a rischio è quella di età compresa tra i 15 e i 19 anni. In aumento anche i casi di bambini che già all'età di 8 anni soffrono di bulimia e anoressia. Il binge eating, cioè l'alimentazione incontrollata, è frequente nelle donne tra i 30 e 40 anni. Con questo scorretto comportamento alimentare, entra in gioco la problematica del sovrappeso e dell'obesità.
I genitori di adolescenti devono monitorare con attenzione le abitudini dei figli specie durante i periodi di lockdown. Il primo campanello d'allarme è il cibo ma anche eventuali episodi di vomito. Nel momento in cui esplode, la fenomenologia va affrontata e, attenzione a non sottovalutarla. I genitori non riescono ad individuare il problema all'inizio e comunque pensano che sia facilmente superabile. E' importante invece, che si intervenga il prima possibile", sottolinea Samir Sukkar, Direttore Responsabile dell'Unità Operativa Dipartimentale di Dietetica e Nutrizione Clinica del Policlinico San Martino di Genova.
"Ho sofferto per tantissimi anni di disturbi alimentari. In particolare di anoressia. Oggi sto bene. Sono una persona in equilibrio ed ho deciso di utilizzare la competenza e la ricchezza che scaturisce della mia esperienza, per essere di aiuto a chi soffre di questi disturbi. Ho deciso di fondare questa associazione insieme ad altre persone di cui ho stima, per portare un po' di sostegno e aiuto in questo campo molto complicato, soprattutto supportando quelle famiglie che assistono le figlie o persone vicine con questa problematica", racconta Elisa Amelia, presidente dell'associazione DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare).
Tutto nasce dalla mia vita, dalla mia storia iniziata in età adolescenziale, a 13/14 anni. Questo disturbo me lo sono portato avanti per più di 20 anni. E' stato un percorso piuttosto lungo e doloroso. Devo ringraziare lo staff medico di Asl1 di Imperia che mi ha sempre sostenuto e in particolare la dottoressa Stefania Demontis che è stata come una mamma e tutto il suo staff. Ho costituito questa associazione con grande amore. Tutto questo in collaborazione con figure di riferimento come nutrizionisti, psicoterapeuti, psicologi, medici e tutti coloro che sono necessari oltre ai volontari che funzionano da figure trasverali.
E' importante avere intorno delle persone che ti aiutano: dai medici ai familiari.
Quando sei nel pieno del disturbo la tendenza è quella di isolarti. Invece avere a fianco gli affetti come la famiglia è importante anche se sussistono problemi di comunicazione.
Noi pazienti non riusciamo a spiegare di che cosa abbiamo bisogno e la famiglia si scontra con una realtà con la quale non è in grado di interagire.
Ad uscirne, nel momento in cui ho maturato una serie di consapevolezze, ho impiegato circa 2 anni. Quanto tempo ci sono stata dentro? 25 anni. Oggi ho 41 anni e ho passato 3/4 della mia vita in compagnia del disturbo alimentare. E' veramente tanto ma ora sono d'aiuto e al servizio degli altri. Facciamo molta prevenzione e se arrivano persone in difficoltà nel pieno della malattia, il nostro compito è riuscire ad indirizzarle nelle strutture competenti che collaborano con noi", conclude Elisa Amelia.
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