Esami gratis, la Procura chiede l'archiviazione per i casi più lievi
di Redazione
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Molti degli indagati hanno anche già risarcito il danno
L'indagine era partita tre anni fa, dopo alcuni esposti nei quali si evidenziava il malcostume di alcuni dipendenti ed ex-dipendenti dell'Ospedale San Martino di non far pagare il ticket o far saltare le code ad amici e parenti. Spesso anche solo per importi minimi. Ad essere coinvolti nell'inchiesta circa 2.300 soggetti, accusati a vario titolo di truffa ai danni dello stato, falso ed accesso abusivo al sistema informativo.
Il pm Cristina Camaiori e il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati hanno però chiesto l'archiviazione per i casi con gli importi più bassi. Dalle indagini è infatti emerso che in molti casi si tratterebbe di cifre dai 6 ai 36 euro e molti dei soggetti hanno anche già provveduto a risarcire il danno causato. I magistrati hanno inoltre ritenuto che l'ipotesi di reato non fosse il falso in atto pubblico ma il falso in certificazione, che prevede pene più lievi. Adesso toccherà al gip decidere se accogliere o meno la richiesta.
Secondo quanto avevano ricostruito i carabinieri del Nas, tra il 2015 e il 2016, almeno 600 dipendenti avrebbero evitato a conoscenti, amici, parenti, e anche a loro stessi, di pagare il ticket per le analisi di laboratorio. Il sistema scoperto era semplice: per evitare code e ticket si faceva risultare il paziente ricoverato, il dipendente accedeva al sistema dell' ospedale e immetteva i dati della persona. Tra quelli che avrebbero usufruito delle 'agevolazioni' anche alcune suore.
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