Falsi report autostrade: ispettore Mit, "Se avessi saputo non avrei riaperto"
di Redazione
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Da indagine sul Morandi spuntano affermazioni sul viadotto pugliese Paolillo in A16
"È evidente che, se fossi stato a conoscenza della discrasia tra quanto progettato e quanto realmente costruito, mai avrei consentito la riapertura della tratta autostradale, resa possibile solo a seguito delle verifiche di transitabilità da me eseguite".
La dichiarazione è di Placido Migliorino, ispettore del ministero delle Infrastrutture, sentito come persona informata dei fatti dagli investigatori della guardia di finanza nell'ambito dell'inchiesta sui report falsificati sullo stato di salute dei viadotti gestiti da Autostrade.
L'interrogatorio è contenuto nell'informativa depositata al Riesame nei giorni scorsi e fa riferimento alla vicenda relativa al ponticello Paolillo, in A16 in Puglia. Secondo la procura, che ha avviato la seconda indagine indagando sul crollo del ponte Morandi, i tecnici di Spea (la società che si occupa di manutenzioni per Aspi) avrebbero nascosto all'ispettore del Mit, il "mastino" come lo definiscono nelle intercettazioni, le difformità di costruzione e le relazioni in cui veniva indicato.
"Una discrasia tra progetto ed as built - prosegue Migliorino con gli inquirenti - avrebbe imposto l'effettuazione di ulteriori indagini da estendere principalmente anche alle parti integre. Solo in presenza di tali indagini, sarebbe stato possibile consentire l'utilizzo; ovviamente se i risultati fossero stati positivi".
Ma gli investigatori scoprono, intercettando Andrea Indovino (ingegnere strutturale di Spea, indagato) che "loro hanno, volutamente, omesso nelle relazioni che esiste una incongruenza tra progetto e costruito e non si può escludere che possa esserci anche su altre parti del ponte". Per la procura il modus operandi sarebbe applicato anche per gli altri viadotti.
I report sarebbero stati ammorbiditi anche dopo il crollo del Morandi e riguarderebbero altre strutture. Il tutto per una logica di risparmio
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