Femminicidio Scagni, chiuse le indagini. Il pm: "Gesto premeditato"
di Edoardo Cozza
Alberto Scagni uccise la sorella Alice con 24 coltellate: per i consulenti della difesa è semi infermo di mente, per quelli della procura è pienamente capace
La procura di Genova ha chiuso le indagini per il femminicidio di Alice Scagni, la donna uccisa dal fratello Alberto il primo maggio sotto casa a Genova Quinto. Il pubblico ministero Paola Crispo contesta l'omicidio premeditato pluriaggravato e il porto abusivo di armi. Scagni, difeso dagli avvocati Elisa Brigandì e Maurizio Mascia, può chiedere di essere interrogato entro 20 giorni prima della richiesta di rinvio a giudizio.
Dopo l'omicidio era stato aperto un secondo fascicolo sulle presunte omissioni e sottovalutazioni degli allarmi lanciati dai familiari (assistiti dall'avvocato Fabio Anselmo): sono stati indagati due agenti e una dottoressa, interrogati nei giorni scorsi. Dopo gli interrogatori la procura potrebbe chiudere le indagini in poco tempo. Quel giorno Scagni minacciò i familiari perché voleva soldi. Dopo la telefonata si piazzò sotto casa di Alice e l'aspettò per ore. Quando la sorella uscì di casa lui la colpì con 24 coltellate. L'uomo è stato sottoposto a perizia psichiatrica. Secondo Elvezio Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari, Scagni è semi infermo di mente ma capace di stare in giudizio. Il consulente della procura Giacomo Mongodi lo aveva definito pienamente capace.
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