Genova, al Teatro Carlo Felice cambia il programma di concerti: produzioni troppo costose
di Redazione
Il sovrintendete Orazi: "Progetti solo rinviati: si faceva riferimento a vecchi contratti e sarebbero stati insostenibili. Non mando a bagno il teatro"
Cambi di programma al Carlo Felice. Il concerto di questa sera diretto da Donato Renzetti, nell'ambito del ciclo "Novecenti" si è trasformato in un appuntamento del ciclo beethoveniano, dal momento che la partitura di Bartok "Musica per archi, celesta e percussioni" (prevista accanto a un concerto pianistico di Beethoven) è stata sostituita dalla Sinfonia n.6 sempre del compositore di Bonn. E nel concerto del 12 febbraio prossimo affidato alla bacchetta di Fabio Luisi è sparito il nome di Richard Strauss sostituito da Schubert mentre nella prima parte della serata il complesso lavoro di Berio ("Calmo") lascerà il posto a tre brani per voce sola di Valerie Philippin, Luciano Berio (la celebre Sequenza n.3 scritta per Cathy Berberian) e Gheorghes Aperghis: in pratica l'orchestra si presenterà solo nella seconda parte della serata. I cambi di programma possono accadere in ogni teatro. In questo caso, però, l'aspetto curioso sta nel fatto che a determinare la decisione non è stata probabilmente una motivazione artistica, ma economica. Bartok e Strauss richiedono negli archi una maggiore suddivisione in sezioni e, di conseguenza, un maggior numero di parti "reali". Il che, nella pratica, avrebbe comportato, da parte di strumentisti di fila un impegno al di fuori del proprio ruolo con conseguente richiesta di un'indennità. Il contratto, però, è scaduto e nelle more del rinnovo, la trattativa non è stata neppure avviata con la decisione di sostituire le composizioni "troppo costose".
"I progetti - assicura il sovrintendente Claudio Orazi - sono solo rinviati. La trattativa non è neppure partita perché le basi su cui si sarebbe dovuta sostenere, con riferimento a vecchi contratti di cui non eravamo neppure a conoscenza, sarebbero state insostenibili. Non mando a bagno il teatro". Quel che trapela dal Torrione è uno stato di malessere di almeno parte dell'orchestra per una produzione che non consente, dato un organico non adeguato, un turn over utile per studiare più serenamente i diversi programmi e in particolare partiture meno consuete e assai complesse. E' vero che l'attuale sovrintendenza ha bandito concorsi che non si facevano da tempo; è vero però che l'organico attuale di 92 professori è esiguo a fronte di una produzione cresciuta in maniera esponenziale.
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