Genova: donna entra con coltello e cellulare nel carcere di Marassi, arrestata
di Redazione
La successiva perquisizione domiciliare ha portato alla scoperta di un quantitativo di stupefacente
Resta alta la tensione nelle carceri della Liguria. A Genova, nella Casa circondariale di Marassi, si sono vissute ore di allarme per una serie di gravi eventi critici, come segnala Vincenzo Tristaino, segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
"Nelle ultime ore sono state condotte dalla Polizia Penitenziaria di Marassi due importanti e distinte attività di servizio”, spiega. “Prima è stata fermata una donna che, ammessa in carcere col congiunto detenuto, originario del Sudamerica aveva occultato un telefonino e della droga per poi cederli all’uomo". Ma il tentativo è stato sventato dagli agenti della Penitenziaria. Dalla perquisizione poi proseguita al domicilio della donna, è stata scoperta altra droga e la donna è stata quindi trasferita al carcere di Pontedecimo, a disposizione dell’Autorità giudiziaria”.
Sempre a Marassi nella giornata di ieri si è verificato un altro episodio critico. “Un detenuto ristretto nella II Sezione del carcere - prosegue Tristaino - si è procurato ferite, provocandosi un brutto taglio al braccio, tagliandosi addirittura una vena. Gli Agenti, prontamente intervenuti seppur a fatica (l’uomo si era chiuso nel bagno della cella), lo hanno tempestivamente aiutato e sono riusciti a fermare la copiosa perdita di sangue, sino al successivo intervento dei sanitari. Ancora una volta, bravi ed eroici i nostri Agenti, a cui va tutto l’apprezzamento del SAPPE per il loro prezioso e spesso sconosciuto lavoro quotidiano”.
“La sintesi di quanto avvenuto nel carcere di Marassi è molto semplice”, commenta Donato Capece, Segretario generale del SAPPE, che esprime la solidarietà del primo Sindacato del Corpo al Reparto di Polizia Penitenziaria: “la situazione delle carceri della Nazione è costantemente incandescente e non si può chiedere alla Polizia Penitenziaria di gestire quotidianamente queste situazioni, che per altro provocano grande stress, senza avere gli strumenti idonei a fronteggiarli: nella prima linea delle Sezioni detentive, dove le donne e gli uomini del Corpo lavorano 24 ore al giorno 365 giorni all’anno, servirebbe la dotazione di nuovi strumenti di operatività come il taser, kit antiaggressione, guanti antitaglio, telecamere portatili. Ed invece i nostri eroici Agenti hanno a disposizione solamente la loro preparazione (talvolta persino “arrugginita” perché anche sulla formazione e l’aggiornamento professionale l’Amministrazione penitenziaria è drammaticamente carente), la loro professionalità operativa, l’abnegazione ed il senso dovere, con la triste consapevolezza che spesso, per contrastare gli eventi critici di cui si rende protagonista la frangia violenta dei detenuti, posso contare solamente sull’esperienza, l’abnegazione e sul senso di appartenenza e di comunità dei poliziotti penitenziari. È triste dirlo, ma è la pura realtà: che piaccia o meno”, conclude, amareggiato, il leader del SAPPE.
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