Genova, i residenti di Certosa davanti al comune: «Basta chiacchiere, vogliamo risposte concrete»
di Emilie Lara Mougenot
Residenti e commercianti denunciano ritardi nei lavori, disagi quotidiani e mancanza di ascolto da parte dell’amministrazione, un vassoio di "chiacchere" in mano,
I cittadini e i commercianti di Certosa si sono riuniti davanti al municipio per denunciare il senso di abbandono e i disagi causati dai cantieri. Da quattro anni il quartiere è alle prese con lavori infiniti, strade chiuse e attività economiche in crisi, senza che le istituzioni abbiano, seconod i residenti, fornito risposte concrete.
Protesta dei cittadini – Un presidio davanti al comune per chiedere risposte e denunciare la situazione del quartiere di Certosa. Dopo più di quattro anni di cantieri, promesse disattese e disagi crescenti, i residenti e i commercianti si sono riuniti per manifestare la loro esasperazione. Enrico D’Agostino, presidente del Comitato liberi cittadini di Certosa, parla di una situazione insostenibile: «Abbiamo sopportato per anni con pazienza, ma ora non possiamo più accettare solo chiacchiere. Vogliamo risposte chiare e concrete».
Ritardi e disagi – Tra le questioni più critiche c’è la metropolitana, il cui completamento era previsto per la primavera del 2023 ma che ora sembra slittare al 2026. Stesso discorso per l’area Fachini: nel 2023 il vicesindaco dichiarava di essere in trattativa per l’acquisto, ma solo ora, a ridosso delle elezioni, arriva la valutazione dell’Agenzia delle Entrate. «Strana coincidenza – commenta D’Agostino – proprio ora, sotto elezioni, arriva questa notizia. Abbiamo i capelli bianchi, non siamo bambini».
Commercianti in difficoltà – La situazione economica del quartiere è sempre più grave. «Abbiamo negozianti che non hanno ancora ricevuto indennizzi e che sono sull’orlo della chiusura – denuncia D’Agostino – mentre si parla della crisi del commercio in altre zone della città, qui nessuno si preoccupa di noi».
Anziani dimenticati – Tra i problemi sollevati c’è anche quello degli anziani, che per il quarto anno consecutivo dovranno affrontare l’estate con finestre chiuse a causa dei cantieri, senza un piano concreto per il loro benessere. «L’assessore parlava di un progetto per loro, ma quando abbiamo chiesto dove dovessero andare, ci hanno detto a Lauser Certosa, chiusa da oltre due anni».
Scuole nel caos – Anche i bambini subiscono le conseguenze dei lavori. La scuola Lodovico Ariosto è circondata dai cantieri, con polveri e rumori che rendono difficoltoso seguire le lezioni. «Nessuno si è preso la briga di pensare a un trasferimento temporaneo – sottolinea D’Agostino – e intanto in via Ariosto 4 un edificio è stato abbattuto solo a metà, lasciando i residenti nell’incertezza sul loro futuro».
Progetti futuri – Ai cantieri in corso se ne aggiungeranno altri, come quello del Rio Maltempo, che porterà nuovi disagi alla viabilità. E all’orizzonte ci sono questioni ancora più complesse: la costruzione della Gronda, il possibile nuovo carcere nell’area ex Scolisa e l’ipotesi di un inceneritore. «Basta, Certosa e la Valpolcevera hanno già dato – sbotta D’Agostino – non siamo la discarica della città».
Richiesta di ascolto – I cittadini non si dicono contro i progetti di sviluppo, ma chiedono un dialogo concreto con le istituzioni. «Non vogliamo assemblee con mille persone dove nessuno ascolta. Il sindaco deve venire qui, camminare tra i cantieri, parlare con chi ogni giorno vive questi problemi – conclude D’Agostino – perché di promesse ne abbiamo sentite abbastanza. Ora servono i fatti».
Salis: «Non si può governare calando dall’alto» – Alla manifestazione ha partecipato anche Silvia Salis, esponente del centrosinistra, che ha attaccato il metodo con cui vengono gestite le infrastrutture: «Quello che manca è un percorso partecipato con i genovesi. Non si possono imporre opere dall’alto senza condividerle con la cittadinanza. Non siamo contro le infrastrutture, ma servono quelle giuste, pensate sulle esigenze della città». Salis ha evidenziato come i disagi siano reali e vadano affrontati con una politica più vicina alla quotidianità delle persone: «Chi vive qui deve essere coinvolto, preparato e, se necessario, indennizzato. Non si può considerare il processo democratico un fastidio da togliersi dai piedi».
Biole all’attacco – A prendere posizione è anche Filippo Biole, candidato sindaco, che sottolinea il malcontento generale: «C’è una sensazione diffusa di abbandono. Qui si vivono servitù e congiunture sfavorevoli tutte insieme. Oggi i cittadini dicono basta alle chiacchiere». Biole critica apertamente la gestione del quartiere: «Non si tratta solo di disattenzione, ma quasi di disprezzo verso la persona. È uno stato di cose che lascia sgomenti».
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