Genova, la mamma di Alice a Telenord: "Ho chiamato per avere aiuto ma il primo maggio mi hanno detto che era festa"
di Matteo Angeli
"Avevamo messo in sicurezza la nonna e chiesto alle forze dell'ordine di andare ogni tanto in via Fabrizi. Ma non mi hanno ascoltata"
Non riesce a darsi pace Antonella Zarri la mamma di Alice Scagni, la donna di 34 anni uccisa domenica sera a Genova con almeno 17 coltellate dal fratello Alberto dopo l'ennesima richiesta di denaro. Un delitto, quello di via Fabrizi, che secondo la mamma poteva essere evitato.
Antonella risponde al telefono con una voce flebile. "Cosa vuole che le dica, ho perso due figli in un colpo solo per l'incapacità delle forze dell'ordine del servizio di salute mentale. Negli ultimi giorni mio figlio ha iniziato a fare una serie di cose davvero preoccupanti e per questo ho avvertito le forze dell'ordine. Ho chiamato il 112 anche domenica perchè mio figlio ci aveva fatto due telefonate di minacce ma mi è stato detto che era il primo maggio, che non c'erano pattuglie e di richiamare il giorno dopo. Perà alla sera davanti al corpo di Alice c'erano più di venti agenti. Come è possibile?"
Antonella Zarri non riesce a darsi pace. Parla con lucidità poi all'improvviso la voce si rompe e si ferma. Piange. Poi riprende. "Nei giorni scorsi ci siamo preoccupati di mettere in sicurezza la nonna portandola in posto sicuro abbiamo poi chiesto alle forze dell'ordine di andare ogni tanto in via Fabrizi a controllare che Alberto non fosse in zona. Ma niente di niente. Forse anche noi abbiamo sbagliato, dovevo essere io a controllare meglio Alice, a fare dei giri anche di sera. Mia figlia credeva nel senso del dovere sempre, in famiglia e nella professione. Era ligia alle regole. Voglio abbattere un muro di ipocrisiae fare in modo che qualcosa funzioni meglioin riscatto di questo dolore indicibile e in onore di mia fioglia che non tornerà più".
E poi ancora. ""Alberto aveva bisogno di un aiuto che noi non riuscivamo più a dare e quello che gli davamo ormai gli faceva solo male. Aveva bisogno di un aiuto psichiatrico. Ma quando abbiamo chiamato l'igiene mentale ci hanno dato appuntamento dopo un mese. Avrebbe dovuto avere la visita il due maggio. Ma vi sembra normale?"
Intanto la procura ha chiesto la convalida dell'arresto al gip contestando tre aggravanti: la premeditazione, la crudeltà e l'uso del mezzo insidioso. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della squadra mobile, Scagni ha portato il coltello da casa e lo ha nascosto dentro un sacchetto. Ha aspettato la sorella per ore sotto casa sua, a Quinto, e quando l'ha colpita ha usato l'arma senza toglierla dal sacchetto. Alice ha provato a scappare ma il fratello si è accanita su di lei con grande crudeltà. L'uomo, difeso dagli avvocati Maurizio Mascia ed Elisa Brigandì, verrà sentito davanti al gip nei prossimi giorni.
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