Genova, massacro Coco e agenti scorta, legale famiglia: "Procura ascolti ex brigatista rosso Azzolini su dettagli crimine"
di steris
Il procuratore venne ucciso in Salita Santa Brigida l'8 giugno 1976 con gli uomini di scorta Antioco Deiana e Giovanni Saponara

"Trovo davvero incredibile quella specie di plauso a Lauro Azzolini, per il fatto di aver ammesso dopo 50 anni di negazioni che ha partecipato all'omicidio di D'Alfonso alla Cascina Spiotta, gettando lui stesso la bomba a mano. È un atteggiamento, il suo, di una inesauribile arroganza anche dopo 50 anni di colpevole silenzio". Così l'avvocato Valter Biscotti che assiste Massimo Coco, figlio del magistrato Francesco Coco, ucciso a Genova dalle Brigate Rosse l'8 giugno 1976 insieme con gli uomini della scorta Antioco Deiana e Giovanni Saponara, e l'Associazione nazionale vittime del terrorismo.
"Stesso atteggiamento di Coeare Battisti che aveva sempre negato di aver preso parte agli omicidi di cui era condannato, poi una volta arrestato li ha confessati tutti. Ebbene ora visto che Azzolini parla - prosegue Biscotti - ci dica se davvero ha solo organizzato, senza partecipare, l'omicidio del procuratore Coco come più volte ha dichiarato. Anche qui sono passati 50 anni e a questo punto non gli crediamo più. Chiedo pubblicamente - conclude il legale - alla procura di Genova, affinché valuti l'opportunità di sentire Azzolini in merito all'omicidio Coco, ancora senza nessuna sentenza".
La premessa - Nel maggio del 1974, il procuratore Francesco Coco si era opposto alla richiesta delle Brigate Rosse di liberare otto detenuti, ex-militanti del Gruppo XXII Ottobre, in cambio del rilascio del giudice Mario Sossi che era stato sequestrato dai terroristi rossi. La corte d'assise d'appello di Genova aveva inizialmente acconsentito alla richiesta, imponendo però che il rilascio fosse condizionato dalla "stabilità incolume" del giudice Sossi. Quando quest'ultimo fu liberato, il giudice Coco, verificato che Sossi riportava solo lievi contusioni, ricorse in Cassazione, sostenendo che non fosse realmente incolume, e bloccò la liberazione degli altri detenuti. La notte precedente alla sua decisione, ricevette una telefonata dal Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, ma Coco, determinato a fare il suo dovere, gli espresse subito la sua intenzione di agire in modo coerente con le proprie convinzioni.
Il massacro - seguito della presentazione del ricorso, le Brigate Rosse reagirono con la prima strage legata al terrorismo rosso in Italia. Il 8 giugno 1976, alle 13,30, in salita Santa Brigida, una traversa di via Balbi: Coco fu assassinato insieme a due agenti della sua scorta. Giovanni Saponara, brigadiere di polizia, che camminava accanto al giudice, e Antioco Deiana, appuntato dei carabinieri, che si trovava sulla sua Fiat 132 e fu colpito mentre si trovava lontano dal luogo dell'attacco.
Il mistero - L'omicidio venne eseguito con pistole e mitraglietta Skorpion. Il giorno successivo, alcuni membri delle Brigate Rosse, tra cui Prospero Gallinari e Renato Curcio, rivendicarono pubblicamente l'omicidio del magistrato durante un processo a Torino. L'identità dei responsabili materiali dell'attentato non è mai stata accertato. Secondo Patrizio Peci, brigatista pentito, che riferì presunti dettagli di Raffaele Fiore, tutti i principali esponenti dell'organizzazione, tra cui Mario Moretti, Rocco Micaletto, Lauro Azzolini e Franco Bonisoli, sarebbero stati coinvolti nell'attentato. Tuttavia, nessuna prova diretta è mai stata trovata a confermare questa versione. Alcune fonti ipotizzano che Riccardo Dura, che morì durante l'irruzione di via Fracchia, fosse il leader del gruppo armato responsabile dell'uccisione di Coco. Degna di nota è la dichiarazione di Lorenzo La Paglia, ex-membro delle Brigate Rosse, che in un'istruttoria confidenziale affermò che Dura gli aveva raccontato di aver partecipato solo ad alcuni avvistamenti, ma di non aver preso parte all'esecuzione dell'attacco. Azzolini, pur confermando il suo ruolo nei preparativi logistici dell'azione, ha lasciato intendere di non essere stato coinvolto nel gruppo operativo il giorno dell'assalto.
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