Genova, ecco il Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana: la nuova vita della Commenda di Prè
di Tiziana Cairati
Il museo nasce dall’accordo tra il Ministero per i Beni e le Attività culturali, Regione Liguria e il Comune di Genova. Presenti Marco Bucci e Giovanni Toti
Sedici sale, 70 postazioni multimediali, 65 monitor, 25 proiettori laser, oltre 200 storie di emigrazione e 1300 immagini d’archivio. Sono le cifre del Nuovo MEI – Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana alla Commenda di San Giovanni di Prè, complesso romanico del XII secolo nei pressi della stazione ferroviaria di Genova Principe.
Il MEI, che nasce dall’accordo tra il Ministero per i Beni e le Attività culturali, Regione Liguria e il Comune di Genova, è stato inaugurato alla presenza del Sindaco di Genova Marco Bucci, del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e dei Soci fondatori della Fondazione MEI.
“Sono stati sette anni di lavoro intenso e oggi è bello essere qui. Ed è ancora più bello farlo in questa primavera che ci rivede tutti insieme, con la possibilità di stare fianco a fianco. In questa struttura avevamo messo uno dei primi centri per tamponi durante una delle crisi del Covid che abbiamo affrontato e superato. Oggi vederlo trasformato in un luogo non solo di cultura, ma anche di svago, di memoria e di racconto, è un passo importante, che lo valorizza ancora di più”. Così il presidente di Regione Liguria che oggi ha preso parte all’inaugurazione del Museo nazionale dell'emigrazione italiana alla Commenda di Prè.
Avvalendosi di uno sterminato patrimonio d’archivio che ha restituito materiali originali audio e video, ETT, industria genovese leader del digitale e della creatività, ha potuto letteralmente allestire la mostra studiando ad hoc materiali in grado di supportare le postazioni multimediali che ne caratterizzano l’intero percorso proposto ai visitatori.
L’obiettivo del MEI non è didascalico o nozionistico, bensì quello di offrire suggestioni attraverso pochi elementi scenografici in ambiente neutro, nell’ottica di raccontare l’identità di una città strutturalmente legata al fenomeno migratorio.
È da Genova che si partiva per raggiungere le Americhe, l’Africa, l’Asia e l’Australia, come a Genova arrivavano tra la metà dell’800 e la prima del ‘900 emigranti piemontesi, veneti, siciliani, napoletani, ecc, ognuno con la propria cadenza dialettale così ben ricostruita proprio all’interno della mostra dagli attori scelti da zone specifiche d’Italia. In sintesi, quello migratorio è un fenomeno genovese ma con respiro nazionale e internazionale.
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