Genova, progettato un software che legge i "bisogni" del terreno permettendo un'agricoltura più naturale e biodiversa
di Redazione
La co-founder della start up Chiara Antonucci: "La nostra tecnologia potrebbe migliorare le coltivazioni liguri"
di Valentina Giubergia
Sono giovani ragazzi genovesi i progettatori di "Abit Agritech", una start up innovativa fondata sull'ideazione di un software in grado di studiare le componenti e le necessità del terreno, permettendo agli agricoltori e alle aziende di gestire in maniera più efficiente e sostenibile le proprie coltivazioni, soprattutto nell'ottica della tutela della biodiversità dei campi.
"Abit è una tecnologia che è nata per tentare di proteggere la biodiversità delle coltivazioni e dei terreni- spiega la co-founder della start up Chiara Antonucci-, incoraggiando le aziende a puntare su metodi di coltivazione più naturali, in grado, a lungo andare, di risanare le condizioni dei campi, garantendo un incremento delle produzioni anche del 25%, rispetto a quelle in cui si utilizzano strumenti chimici".
Investire sulla biodiversità e su di un approccio all'agricoltura più naturale potrebbe essere davvero, dunque, la chiave di svolta per rendere le coltivazioni eroiche sulle fasce liguri più redditizie e sostenibili, tenendo, in particolar modo, conto del fatto che, come mostrano i dati ISTAT, il settore è in difficoltà: in un solo anno il numero di agricoltori del territorio è sceso di 200 unità.
"Noi riceviamo un campione di terreno del campo- spiega Matteo Zinni, esperto di biodiversità di Abit- e attraverso un software ne analizziamo componenti e fragilità, consigliando all'impresa di optare per un sistema di coltivazione piuttosto che per un altro. In questo modo si avanzano risorse, le si utilizzano meglio e, soprattutto, si evita di fare abuso di pesticidi e fertilizzanti chimici".
Il resto dell'intervista nel servizio
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