Genova, quella targa per i 200 anni e la storia sempre attuale del Corriere Mercantile
di Redazione
Sabato prossimo saranno nove anni dalla chiusura definitiva della storica testata mentre si avvicinava al bicentenario
di Paolo De Totero
Sabato prossimo saranno esattamente nove anni. Nove anni dalla chiusura definitiva scattata proprio nove anni prima del bicentenario. Traguardo storico per un giornale, Il Corriere Mercantile, che negli ultimi quaranta anni, per di piú, fra inevitabili alti e bassi dell'editoria e della carta stampata ha avuto come società editrice una cooperativa. Una cooperativa anomala di giornalisti e poligrafici. Un quotidiano, prima della sera e negli ultimi quindici anni del mattino e con un settimo numero, quello del lunedì mattina, La Gazzetta del Lunedì, su cui di lì a poco anche nella sua città, Genova, è sceso il silenzio. Un silenzio a dir poco assordante. A maggior ragione, proprio nell' anno in cui avrebbero dovuto scattare i festeggiamenti per i suoi duecento anni di attività, seppure sfiorati.
Un quotidiano storico sempre presente su piazza, tra strilloni ed edicole, persino nei giorni di sciopero, in cui i sindacati di categoria esentavano regolarmente giornalisti e poligrafici per ragioni di mera sopravvivenza economica, e addirittura il due maggio, a seguito della festa del lavoro e dei lavoratori del primo maggio.
Eppure di quel giornale, di quei giornalisti di quei direttori, di quei poligrafici, dei tanti giornalisti di nome e successo che lì hanno fatto i primi passi di una carriera straodinaria - da Enzo Tortora a Maurizio Costanzo, da Giulio Anselmi a Claudio G. Fava, da Paolo Garimberti a Emilio Rossi - da parecchio tempo nessuno parla più pubblicamente. Anzi si ha quasi il timore di nominarlo. Quasi vi fosse la paura di riesumare un cadavere, di far nascere un caso. Magari di evocare uno spiritello cattivo. Questione probabilmente di memoria, buona o cattiva. E allora per tutti, o meglio per quasi tutti, meglio il silenzio e l'oblio.
Anche se il Corriere Mercantile e in seguito La Gazzetta del Lunedì nei quasi duecento anni di storia e di appuntamento quotidiano con i suoi lettori in edicola - perché quell'appuntamento significa/significava soprattutto un patto di fiducia con l'acquirente - ha rappresentato intimamente lo spirito dei genovesi e dei liguri.
Il giornale, allora un foglio bisettimanale, nasce nel 1824, grazie allo spirito imprenditoriale, la vision direbbe il nostro sindaco oggi, del suo primo direttore Luigi Pellas, originariamente mediatore e proprietario di una tipografia che pubblica il "foglio" dedicato al movimento delle navi. Spiegava meglio Mimmo Angeli storico direttore e presidente della Cooperativa G&P (Giornalisti e poligrafici): "Un bisettimanale dedicato al movimento delle navi e delle merci da e per lo scalo di Genova, con indicazioni dei prezzi e notizie riguardanti gli " avvistamenti", ossia gli incontri di navi e capitani che chi giungeva a Genova aveva fatto in altri porti e in altri mari. Un quadro della concretezza di ciò che sul mare avveniva: traffici, commerci, fortunate navigazioni, naufragi. E' chiaro che a volere quel " foglio" fossero in primo luogo mediatori, commercianti, armatori. Fu proprio Luigi Pellas a esprimersi con entusiasmo affermando che esso non era soltanto un buon affare ma anche un dovere per il benessere della città". E a nove anni dalla sua nascita quel foglio diventò un quotidiano assumendo il nome della testata "il Corriere Mercantile" nel 1829.
Spiegava ancora Mimmo Angeli 25 anni fa in un articolo scritto per celebrare i 175 anni del Mercantile: "A sfogliare le collezioni del nostro giornale ci si sorprende a considerare che l'evoluzione compiuta, senza forti scossoni, di anno in anno, è un progressivo accogliere di nuove necessita strumentali (annunci economici di varia natura, per esempio), ma anche il rivelarsi progressivo di dire di più e di dire meglio. In modo da rendere palese ciò che una citta dalle forti caratteristiche storiche e sociali pensava dei fatti marinari e non".
Una pagina, anzi molte pagine di storia della nostra città, da foglio specializzato in ambito portuale a giornale cittadino con il progressivo inserimento delle notizie, di novelle e racconti, ritratti di costume. Ricalcando sempre attenzione per il sociale e i fenomeni di costume. Un esempio fra i tanti che ha a che fare con il nascere di tanti cinematografi cittadini e la loro programmazione. Claudio G. Fava, critico cinematografico eminente poi approdato in Rai, fu praticamente l'inventore delle palline e degli asterischi di gradimento inseriti in ultima pagina, titolo per titolo con tanto di indicazione visiva del genere di film, a informare il lettore del gradimento del pubblico e della critica del film che intendeva andare a vedere.
Un giornale sempre in evoluzione e sempre moderno con la testata negli anni cinquanta nelle mani di un editore "puro" come la famiglia Fassio, di armatori e imprenditori. Con la conseguente costruzione del "palazzo dei giornali" in via De Amicis e una rotativa che stampa sia le copie de "Il Corriere Mercantile" sia quelle del quotidiano del mattino "Il Secolo XIX".
Fino ai tempi un po' più recenti - parlo comunque di quasi una cinquantina di anni fa - con il clamoroso fallimento del 1977 della famiglia Fassio. Unico fallimento attivo in cui tutti i creditori pare vennero pagati.
Con la chiusura temporanea della testata.
Anche in questo caso una storia tipicamente genovese con il maniman a farla da padrone. Con quei rancori tipici dell'imprenditoria genovese con il vicino pronto a sgambettarti se pensa che il collega o l'amico abbia fatto il passo più lungo della gamba. Comunque un fallimento di cui si vocifero' che l'ultima sortita della famiglia nel campo delle assicurazioni avesse procurato un qualche fastidio ad un'altra famiglia di imprenditori/editori piemontese. Ed in quel campo accade come spesso succede nella vita. E il grande si mangia il piccolo. Corsi e ricorsi si potrebbe dire in questo particolare periodo in cui gli armatori sono tornati in auge. E buon per loro e per i colleghi.
Alla fine degli anni Settanta, però giornalisti e poligrafici divennero proprietari della testata e furono talmente avveduti, o forse solo costretti , ad inventarsi una Cooperativa di Giornalisti&Poligrafici. Con successivo trasferimento dal cosiddetto palazzo dei giornali che nel frattempo divenne la Sede de Il Secolo XIX, all'ex cinema-teatro Doria, in via Archimede 169 rosso, dove fino alla chiusura in data 27 luglio 2015 è stata sistemata redazione e tipografia (nella vecchia galleria opportunamente modificata e soppalcata) e la nuova rotativa. Rotativa che venne poi venduta in Romania e sostituita con una moderna rotativa in grado di stampare a colori. Così nel 1989 la nuova sede del reparto stampa venne trasferito in via Sardorella, a Bolzaneto, nelle adiacenze del nuovo mercato all'ingrosso di frutta e verdura. Con buona pace degli abitanti del palazzo sopra all'ex cinema Doria che da tempo si lamentavano dell'eccessiva rumorosità, specie quando i macchinari della rotativa entravano in funzione.
Un altro investimento avveduto quello di via Sardorella e della rotativa, la prima in Liguria in grado di stampare un quotidiano a colori. Basti pensare che "Il Secolo XIX " era praticamente diventato un nostro cliente per la stampa degli inserti e delle controcopertine a colori.
L'ultima svolta più o meno avveduta è avvenuta alle soglie del nuovo millennio con il finanziamento pubblico ai quotidiani che iniziava a essere messo in forte discussione a livello politico e la teoria del libero mercato che di fatto ha creato la progressiva chiusura della quasi totalità dei giornali di territorio e la progressiva concentrazione delle testate nelle mani di pochi gruppi. Con evidente disillusione di quella che era stata la ragione prima di quella legge, cioè difendere il pluralismo dell'informazione.
La cooperativa G&P decide di cedere una parte della testata al gruppo de "La Stampa" e a due imprenditori locali che si spartiscono l'80 per cento della testata lasciando ai soci della Cooperativa G&P il residuo 20 per cento e la sua gestione. Così il Mercantile diventa giornale del mattino, ingloba la "Stampa" che viene venduta ai lettori de "Il Corriere Mercantile" allo stesso prezzo de Il Mercantile.
Il pomeriggio di sabato 13 maggio del 2000 il giornale titola a caratteri di scatola "Arrivederci a Martedì " dando appuntamento ai lettori al nuovo giornale del mattino che per le stesse 1500 lire(euro 0,77) offre l'edizione quotodiana de "La Stampa" a completare l'informazione de "Il Mercantile" che lascia da parte i settori nazionali ed esteri e si concentra sulla cronaca locale e sullo sport.
Un prodotto maggiormente competitivo. Di quegli anni ricordo, per esempio, il G8 tenutosi l'anno successivo a Genova. In quei giorni la nostra sede venne presa d'assalto dai blac blok che diretti verso il carcere di Marassi prese d'assalto il distributore di benzina situato nel piazzale di fronte all'entrata della nostra sede per procurarsi il carburante per le molotov e resisi conto che si trovavano di fronte alla redazione di un giornale cercarono di assaltare l'entrata per fare irruzione. Passò circa un'ora un'ora e mezza prima che le forze dell'ordine riuscissero a riprendere in mano la sutuazione disperdendo gli assalitori che nel frattempo erano riusciti a devastare qualche negozio e il vicino ufficio postale. Noi ce la cavammo con qualche vetrata scheggiata dalle punte delle loro piccozze e il vetro della bacheca all'entrata dove venivano esposte le locandine e la prima pagina del giornale infranto.
Il resto è storia quotidiana più recente sino alla restituzione dell'80 per cento della testata alla G&P dietro il corrispettivo simbolico di un euro (nemmeno il prezzo di una copia del giornale) e alla chiusura. Finiti nel dimenticatoio nonostante le promesse dei politici dei primi giorni dopo il fallimento.
Poi nove anni di silenzio, fino all'ordine del giorno presentato qualche mese fa in consiglio regionale dal capogruppo di Fratelli d'Italia Stefano Balleari attraverso cui il consiglio regionale impegnava il Comune per l'apposizione di una targa sull'edificio che aveva ospitato "Il Corriere Mercantile" e "La Gazzetta del Lunedi ", la sua redazione e la Cooperativa G&P in occasione della ricorrenza del bicentenario. Un ordine del giorno che è rimasto lettera morta in sala rossa.
Avrebbe potuto essere semplicemente un'operazione di memoria, di buona memoria. Ma talvolta l'oblio può fare più comodo. Pur correndo il rischio di diventare assordante.
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