Tasse, Giorgetti spaventa gli italiani: "Sono necessari rigore e sacrifici"
di Matteo Cantile
Il ministro parla a Bloomberg e descrive una situazione preoccupante. Poi corregge il tiro: "Contribuiranno solo le grandi imprese".
Alla fine le parole più urticanti sono arrivate: rigore, sacrificio, contributo. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha rotto gli indugi e ha descritto, al forum di Bloomberg (un consesso in cui parlare di nuove tasse non è facile), una situazione dei conti pubblici delicata che obbligherà il Governo a risposte adeguate.
Più tasse - Senza troppi giri di parole Giorgetti ha preannunciato un periodo di lacrime e sangue per uscire da un momento di pericolosa instabilità e economica ma, mentre montava la preoccupazione dei mercati (la Borsa di Milano ha chiuso a -1,5%) e l'irritazione (pare) di Giorgia Meloni per "l'imprudenza" del ministro, Giorgetti si è affrettato a precisare: "Gli sforzi saranno sostenuti dalle grandi imprese, non sono in previsione nuove tasse".
Cosa può succedere - Una delle proposte in discussione presso il Ministero dell'Economia riguarda l'aumento dell'IRES (che è l'imposta sul reddito delle società), attualmente fissata al 24%, che interessa le società per azioni, le società a responsabilità limitata, le cooperative e quelle di mutua assicurazione. L'imposta viene applicata anche a enti pubblici e trust, ma solo sui redditi generati in Italia. Secondo quanto riportato da Repubblica, il ministro starebbe valutando l'introduzione di un'addizionale IRES selettiva e progressiva. Ieri il ministro ha richiamato l'articolo 53 della Costituzione italiana, che stabilisce che "tutti sono tenuti a contribuire alle spese pubbliche in base alla propria capacità contributiva" e che il sistema fiscale deve seguire criteri di progressività. In una nota del ministero diffusa in serata, è stato spiegato che l'obiettivo è chiedere un contributo maggiore alle grandi aziende attive in settori che hanno tratto beneficio da condizioni favorevoli esterne, affinché possano contribuire di più. Insomma, una sorta di Robin Hood tax, la stessa varata da Giulio Tremonti.
La Robin Hood Tax - La Robin Hood Tax fu introdotta durante il quarto governo di Silvio Berlusconi nel 2008. Il ministro dell'Economia all'epoca era, appunto, Giulio Tremonti. Questa tassa, formalmente un'addizionale sull'IRES, venne applicata ai grandi operatori del settore energetico con l'obiettivo di tassare gli extra profitti generati dall'aumento dei prezzi delle materie prime energetiche. Nel 2015, la Corte Costituzionale dichiarò l'incostituzionalità della Robin Hood Tax, poiché violava il principio di capacità contributiva, penalizzando in modo eccessivo le aziende del settore energetico, senza tener conto della loro reale capacità economica.
Accise - E poi ci sono loro, le care e vecchie accise, gallina da spennare a ogni crisi: tra i prodotti tassati con questa voce ci sono, ovviamente, i carburanti. Un nuovo ritocco all'insù di benzina e diesel sarebbe difficile da sostenere nel nostro Paese, in particolare il diesel per i trasporti e la logistica. E' inevitabile che il segno più alla pompa porterebbe a un ulteriore aumento generalizzato dei prezzi al consumo.
Non ci sono alternative - "Fra il 2020 e il 2021 abbiamo preso impegni di spesa per quattrocento miliardi di euro, tra gestione dell’emergenza Covid, Recovery Plan e Superbonus. Il risultato è che ora non riusciamo a trovare nemmeno cinque miliardi per la spesa sanitaria": lo ha dichiarato a La Stampa il professore di Economia della Bocconi Roberto Perotti. L'esecutivo, se vuole tenere fede a quegli impegni, deve aumentare il gettito fiscale.
Ricadute da campagna elettorale - E' chiaro che le parole di Giorgetti entrano in pieno nei temi di campagna elettorale della Liguria: la questione sanitaria, in particolare, è al centro della sfida ed è naturale che senza le adeguate coperture nessun investimento possa essere possibile (e gli investimenti sono la chiave per tutte le promesse di miglioramento che sentiamo in questi giorni). Così come Roma deve continuare a sostenere il finanziamento per costruire e ammodernare le infrastrutture che, sebbene spesso finanziate da fondi complementari (Pnrr in qualche caso e Pnc in altri, come per esempio la nuova diga di Genova), restano a carico del Governo e quindi dei contribuenti.
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