Il garante dell'infanzia: "Squid game preoccupa". Anche a Genova episodi di emulazione
di Alessandro Bacci
Biglietti da visita simili a quelli della celebre serie tv sparsi in città, in via xx Settembre dei ragazzi giocano a "Ddakji"
"Sono arrivate diverse segnalazioni all'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza e ai garanti regionali e delle province autonome a proposito di bambini che nei propri giochi si ispirano a 'Squid game', una serie tv destinata a maggiori di 14 anni in cui i protagonisti partecipano a sfide che prevedono punizioni cruente in caso di sconfitta". A intervenire è Carla Garlatti, titolare dell'Autorità, anche a nome dei garanti regionali e delle province autonome che hanno affrontato l'argomento in occasione dell'ultima Conferenza nazionale di garanzia.
Anche a Genova sono arrivate alcune segnalazioni. Non sono state emulati i giochi violenti e mortali della serie tv, ma un richiamo a Squid Game è evidente. In giro per la città sono stati lasciati alcuni biglietti da visita che replicano quelli della popolare serie tv. Nessun allarme, solo un un modo curioso per pubblicizzare una pagina Instagram. Dei ragazzi, però, sono stati pizzicati in via xx settembre a giocare a "Ddakji", il gioco con le buste che prevede uno schiaffo in caso di fallimento.
"Le preoccupazioni sui possibili comportamenti emulativi sono condivise da questa Autorità garante che, come in altre occasioni, tiene sotto attenta osservazione il fenomeno e che ha raccolto anche le preoccupazioni manifestate dai garanti regionali e provinciali", aggiunge Garlatti. "Certe immagini possono inoltre influire sullo sviluppo dei bambini e dei ragazzi. La visione andrebbe quanto meno accompagnata dalla presenza degli adulti, tenendo conto dell'età e dei contenuti. Va comunque considerato che i minorenni, talora, assistono a immagini di violenza reale, delle quali magari ci si preoccupa meno".
"È evidente - prosegue l'Autorità - che esiste un problema di controllo da parte degli adulti e, insieme, la necessità di trovare una risposta, in questo caso, a una serie di successo su scala planetaria. I genitori, trattandosi di video diffusi da una piattaforma di streaming, possono attivare sistemi di parental control, ma questo argine può saltare se le stesse sequenze sono condivise sui social, anche se va ricordato che sotto i 14 anni i bambini non dovrebbero poter accedere a tali piattaforme. Da questo punto di vista è inevitabile fare appello alla responsabilità dei genitori, che non dovrebbero mai lasciare i propri figli da soli davanti a uno schermo".
"È plausibile però - aggiunge - che i bambini possano comunque venire a contatto con tali contenuti, magari per il tramite di compagni di classe o di giochi. Per questo è opportuno che genitori ed educatori inizino a discutere insieme ai ragazzi i motivi per i quali sono affascinati dai temi della competizione, della crudeltà, delle differenze sociali e della morte. È infatti essenziale cogliere quali sono gli aspetti importanti di cui sentono la necessità di parlare e affrontarli con loro".
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