Ineleggibilità Bucci, la Cassazione ha 30 giorni per decidere: la Procura Generale si esprime a favore del Sindaco
di Matteo Cantile
Dopo che il tribunale di Genova e la Corte di Appello gli hanno dato ragione, oggi Il Sindaco ha affrontato il terzo grado di giudizio davanti alla prima sezione della Cassazione
Per la terza volta, dopo il dibattimento in primo grado e poi in Appello, il Sindaco di Genova Marco Bucci si è presentato in tribunale, questa volta presso la Corte di Cassazione, per difendere le sue ragioni rispetto alla sua presunta ineleggibilità a Sindaco di Genova. Il dibattimento è avvenuto questa mattina alle 10 di fronte alla prima sezione civile della Corte di Cassazione, a Roma, ed è durato circa 45 minuti: all'appuntamento era presente anche lo stesso Bucci. Il collegio di cinque giudici che è chiamato a decidere ha adesso trenta giorni per esprimersi.
Il ricorso – Il Sindaco è stato chiamato in causa da un gruppo di 21 cittadini, rappresentati dall'avvocato Luigino Montarsolo, che ritengono che il ruolo di commissario sia incompatibile con quello di Sindaco e, per questo, ne hanno chiesto l'ineleggibilità. In caso di accoglimento del ricorso Marco Bucci decadrebbe dalla sua carica e sarebbe contestualmente ineleggibile anche come presidente di Regione: va però precisato che fin'ora i giudici hanno sempre dato ragione al primo cittadino, respingendo i ricorrenti nei due gradi di giudizio.
La difesa – Marco Bucci e il suo legale, l'avvocato Pietro Piciocchi, che è anche vicesindaco di Genova, hanno sempre ritenuto che il principio di ineleggibilità non si possa applicare alla carica di commissario straordinario: la legge, infatti, prevede che sia ineleggibile sul territorio in cui opera un commissario di Governo (per esempio il Prefetto o il Questore), ma non un commissario straordinario (che ha una caratteristica di temporaneità e, per altro, non è di nomina governativa ma diretta del presidente del Consiglio). Bucci è stato nominato commissario straordinario alla ricostruzione e poi alla Diga, sostengono i difensori del Sindaco, proprio in virtù del suo ruolo di primo cittadino.
Cosa può succedere - Se al Sindaco sarà data ragione per la terza volta la vicenda sarà definitivamente chiusa e non più impugnabile. Qualora il ricorso dovesse invece essere accolto si generebbe un clamoroso cortocircuito: la Cassazione ha infatti 30 giorni per esprimersi, significa che in linea del tutto teorica potrebbe deliberare il giorno prima di andare al voto per le regionali. Nel caso in cui Bucci fosse dichiarato ineleggibile come Sindaco, automaticamente lo sarebbe anche come presidente di Regione: uno scenario del genere a 24 ore dal voto sarebbe ingestibile.
Le parole di Piciocchi – L'avvocato Piciocchi si mostra fiducioso sul buon esito anche di questo terzo grado di giudizio: “Abbiamo ribadito le ragioni che erano state accolte in primo grado e in Appello – dice a Telenord – e siamo soddisfatti del pronunciamento a nostro favore espresso dalla Procura Generale. Si tratta di un pronunciamento non vincolante ma è sicuramente un punto a nostro favore. Sul piano politico – aggiunge Piciocchi – resto sbalordito dal fatto che un gruppo di cittadini a vario titolo collegati con l'opposizione politica a palazzo Tursi continui a cercare anche con questo ricorso, nonostante due sonore sconfitte, di ribaltare l'esito di un voto popolare con un pronunciamento giudiziario. L'opposizione non può nascondersi dietro al fatto che i ricorsi non sono stati presentati dai partiti perché in Sala Rossa votarono No alla convalida degli eletti accogliendo in toto il punto di vista di coloro che hanno presentato ricorso”.
Campora all'attacco – Anche Matteo Campora, assessore in Comune e candidato alle regionali nella lista del Sindaco, si è espresso sul terzo grado di giudizio a cui è stato costretto Marco Bucci: “Il teorema di chi non accetta il giudizio del popolo sovrano, massima espressione della libertà e della democrazia, l'acredine di chi ama cercare ciò che non esiste nei codici e nei risvolti delle leggi, è già stato fatto a pezzi dal ministero dell'Interno, dal giudice di primo grado e dalla Corte d'Appello. L'idea che dopo due assoluzioni il ricorso in Cassazione debba essere un'extrema ratio lo ha ribadito e rafforzato persino Andrea Orlando nella riforma del codice penale (che purtroppo non si applica a questa fattispecie che è civile) da lui conclusa. Ma evidentemente tutto questo non basta a chi preferisce far perdere tempo e soldi alle amministrazioni di cui un tempo ha persino fatto parte”.
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