Liguria, il 60% dei borghi entro i 5.000 abitanti si sta svuotando
di Redazione
L'analisi di Coldiretti evidenzia il crescente rischio abbandono dell'entroterra
Il 60% dei piccoli borghi liguri si sta svuotando: la popolazione cala nei comuni entro i 5mila abitanti. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi alla popolazione residente dalla quale si evidenzia il rischio abbandono. Posto che la diminuzione della popolazione residente della Liguria è frutto maggiormente di un saldo naturale fortemente negativo, non va tuttavia dimenticato che anche il saldo censuario risulta pendere sul versante negativo. Le nascite sono in costante diminuzione e gli spostamenti non fanno che aumentare. Il punto focale, comunque, non è mai solo l’abbandono del piccolo comune, ma la scarsità nel ricambio. In Liguria i piccoli comuni non riescono più a stare al passo delle migrazioni: troppe persone se ne vanno, troppe poche arrivano.
Questo è il dato che dovrebbe far pensare: come mai l’unica regione in Italia ad avere sia alpi che appennini si concentra nei grandi centri abitati? Le aree interne si spopolano ormai da decenni, ed è un fenomeno che riguarda l’intero paese; le infrastrutture non sono sufficienti, i servizi nettamente inferiori rispetto ai centri abitati e i collegamenti sociali ed educativi scarseggiano. In più, nelle zone montane il tasso di abbandono è ancora superiore. “Potremmo dire che molti dei nostri campanili suonano per poche orecchie,” commentano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale. “Il che, oltre a essere un immenso peccato, rappresenta un vero e proprio problema sociale ed economico. Il turismo della regione deve puntare a far conoscere i piccoli borghi medievali che costellano la nostra regione, ma non basta neanche questo.”
Serve investire sul futuro, in altre parole: sui giovani. Non sono pochi, in realtà, gli under 40 che decidono di lasciare la città per ricongiungersi con la terra e seguire stili di vita più vicini alla natura. “Nelle loro mani è custodito il futuro dei piccoli centri abitati della Liguria,” proseguono. Gli studi che sottolineano i vantaggi di una vita rurale non sono pochi, ecco perché gli investimenti sulla crescita del comparto agricolo dovrebbero essere all’ordine del giorno, soprattutto per i comuni montani.
“In Liguria qualcosa si muove,” commentano Rivarossa e Boeri in seguito all’investimento attuato dalla Regione e destinato prevalentemente alla prevenzione del rischio del dissesto idrogeologico nei territori liguri che si sviluppano sui monti. Il Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane 2023 è pari a oltre 5,8 milioni complessivi per la Regione Liguria per l’anno 2024, ed è stato proposto dal vice presidente con delega all’Agricoltura e allo Sviluppo dell’Entroterra Alessandro Piana. Tra gli interventi proposti, si sottolinea la valorizzazione dei tracciati di interesse regionale per finalità escursionistiche e di fruizione turistico-ricreativa dei territori montani, con interventi previsti per la riqualificazione e valorizzazione dei piccoli centri storici e delle infrastrutture locali.
Un passo importante, questo, per costruire un futuro a dimensione di borgo. “I piccoli comuni hanno un immenso valore storico, culturale e ambientale”, spiegano Boeri e Rivarossa, “in un paesaggio fortemente segnato dalle produzioni agricole, dalle colline a strapiombo sul mare pettinate dai rilievi, dagli ulivi secolari, dagli agriturismi e dai rifugi; dai verdi pascoli estensivi fino alle distese di fiori. Un patrimonio che non va isolato ma abbracciato, non nascosto ma esposto,” concludono.
Nella foto: il borgo di Fascia.
La Liguria, insomma, altro non è che una galassia dalla forma allungata, composta da tante piccole costellazioni unite da un filo, il legame inestricabile che ci lega alla nostra terra. Sta a noi tracciare la mappa che ci indicherà la direzione da dare al nostro domani.
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