Mattarella: passi avanti nella ricerca, un esempio il lavoro del Galliera di Genova
di Eva Perasso
Il Presidente della Repubblica cita lo studio sul tumore della mammella dell'ospedale genovese
"Sconfiggere definitivamente il cancro è un traguardo possibile solo a condizione di un grande impegno comune. La ricerca stessa va presentata come impresa di comunità": così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri al Quirinale in occasione della cerimonia di celebrazione dei Giorni della ricerca. Tra le eccellenze della nostra nazione, il Presidente ha citato anche gli Ospedali Galliera di Genova e in particolare quello guidato dal professor De Censi sul tumore alla mammella, uno dei più importanti sulla ricerca oncologica.
"Tra gli studi più recenti, finanziati dall’AIRC, ricordo quello sull’efficacia dei farmaci epigenetici nell’immunoterapia, condotto nel Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena. Quello sugli effetti collaterali delle terapie per il tumore al seno, nell’Ospedale Galliera di Genova. E ancora gli studi finalizzati ad approcci personalizzati nella cura delle recidive, realizzati presso l’ospedale San Raffaele di Milano",ha dichiarato il Presidente.
Lo studio clinico coordinato da Andrea De Censi, direttore dell'oncologia medica del Galliera, ha unito il lavoro di 14 centri italiani che hanno studiato 500 donne con tumore alla mammella non invasivo già trattato con intervento chirurgico e radioterapia. I ricercatori hanno dimostrato che il tamoxifene somministrato già da 5 milligrammi al giorno può ridurre del 50 per cento il rischio di recidiva del tumore, senza effetti collaterali importanti.
“Sapevamo già che il tamoxifene ad alte dosi, pari a 20 milligrammi al giorno per cinque anni, protegge dalle recidive del tumore della mammella, ma questa terapia preventiva non era di fatto utilizzabile per via di alcuni effetti collaterali, tra i quali l'aumento del rischio di tumore all’endometrio e di tromboembolia o la comparsa di sintomi della menopausa e di disturbi ginecologici e sessuali" spiega De Censi. "I risultati della nuova sperimentazione, però, hanno mostrato che il tamoxifene è efficace anche a dosi molto più basse – 5 milligrammi al giorno – somministrate per tre anni, con effetti collaterali più tollerabili".
Sono risultati che cambieranno le terapie dopo l’intervento chirurgico per rimuovere i tumori in situ, ma non solo: De Censi e colleghi stanno anche lavorando all'ipotesi di utilizzare il Baby Tam (tamoxifene a basse dosi) per la prevenzione della malattia in donne ad alto rischio, come le donne con mutazione dei geni BRCA (Breast Related Cancer Antigens), quella mutazione divenuta famosa per esempio per il caso dell'attrice Angelina Jolie.
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