Teatro Modena, "Si nota all'imbrunire" con lo sguardo di Silvio Orlando
di Redazione
La riconquista della libertà tra nostalgia e interpretazione
L’incontro fra la scrittrice e regista Lucia Calamaro, fra le voci più apprezzate e premiate della nuova drammaturgia (già vincitrice di 3 premi Ubu e candidata anche per questo testo) e un fuoriclasse del palcoscenico e del cinema come Silvio Orlando non può che creare curiosità e grandi aspettative. Ecco perchè cresce l'attesa per "Si nota all'imbrunire" in scena al Teatro Modena dal 18 al 22 dicembre . Uno spettacolo che mette in scena il tema della solitudine sociale, un malessere sempre più diffuso e non solo tra gli anziani.
Rimasto vedovo già da qualche anno, il protagonista Silvio decide di isolarsi del mondo, famiglia compresa, e rifugiarsi in campagna, in un paesino spopolato: lì sembra ritrovare la tanto agognata pace, avvolgendosi in una solitudine immobile, perdendosi fra pensieri e ricordi, qualche vecchia canzone ed i versi di Caproni.
In occasione di una ricorrenza i figli e il fratello lo raggiungono per cercare di riportarlo nella realtà: sicché il suo rifugio viene preso d’assalto da questi “sconosciuti” con i loro tic, le loro fobie, i loro sogni frustrati.
Anche in mezzo a loro, Silvio come un novello Oblomov, prosegue la sua personale battaglia, la sua “anoressia emotiva”, cercando di isolarsi da tutto e di alzarsi il meno possibile.
Da questa convivenza forzata fra personalità e vissuti diversi, nascono divertenti battibecchi, riflessioni sulla vita, sulla morte, sulla trasformazione dei rapporti familiari quando si invecchia o si diventa adulti. Il tutto oscilla sapientemente, grazie alla scrittura di Lucia Calamaro, uno scandaglio che indaga con garbo e ironia le pieghe più recondite dell’animo umano, fra un registro brillante e momenti decisamente più profondi e filosofici.
Silvio Orlando con la sua aria sorniona e malinconica, è attore capace di sfumature tra la tenerezza e la cattiveria, la levità e la disperazione, perfetto per portare in scena un Ivanov dei nostri giorni: un uomo imprigionato nell’apatia, nel rancore e nell’inconfessabile bisogno d’amore, sintomi sempre più insidiosi e diffusi nella attuale società.
«Questo testo ti costringe a ragionare su quell’impeto idealista che ti fa chiudere col mondo e rinunciare agli altri– ha dichiarato Silvio Orlando – Stando da soli eviti molte scocciature e tagli i rami secchi ma il rischio è che nel frattempo con i rami elimini anche i boccioli». Informazioni su www.teatronazionalegenova.it
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